Totti :”Io presidente della Roma? Perché no…” “Per il bene di questa società faccio tutto”

Un Capitano al Colosseo. E Roma che abbraccia Francesco Totti, 25 anni di vita in giallorosso festeggiati nel giorno del suo 42esimo compleanno con un libro-autobiografia in una serata-evento al centro del monumento simbolo della città eterna. Eterna vuole essere la vita giallorossa dell’ex n.10. “Presidente della Roma? In futuro perche no…”, ha detto all’Ansa prima del via alla serata. Nella quale Totti è stato mattatore sul palco prima col sindaco Virginia Raggi (“io e te nella stessa scuola? Io ci andavo poco, ecco perche non ci siamo incontrati”) poi con Rosella Sensi, Daniele De Rossi, Marcello Lippi e Walter Veltroni, a fare da anfitrione Paolo Condo’, autore del libro edito da Rizzoli. Una serata evento, sotto le stelle, abbracciato dal Colosseo.

photo_1535092393147_1713929054.jpg

Totti celebra il suo 42/o compleanno da ultimo gladiatore, presentando l’autobiografia davanti a una ristretta cerchia di invitati. C’è ovviamente la sua famiglia, ma anche la sindaca Raggi e l’ex primo cittadino Veltroni, Marcello Lippi e Cesare Prandelli, i compagni con cui ha vissuto la cavalcata mondiale in Germania nel 2006. Undici anni dopo è arrivato il ritiro, il ruolo al fianco del ds Monchi e un futuro ancora da scrivere. “Diventare un giorno presidente della Roma? Perché no, ma il futuro non lo so prevedere – spiega all’Ansa -. Quello che è certo è che cercherò di fare sempre il bene di questo club, da presidente, vicepresidente o anche semplice collaboratore”. “Adesso fare da tramite tra società e giocatori è il ruolo che mi si addice di più, poi nella vita tutto può succedere” aggiunge, sottolineando che l’autobiografia è stata scritta “per parlare di Francesco, dell’uomo più che del calciatore. Come definisco il libro? Piacevole”. Anche se non a tutti è piaciuto. Franco Baldini ad esempio sembra sul punto di lasciare il comitato esecutivo della Roma per alcuni passaggi. “Ma io non speravo nelle sue dimissioni, spero non si arrabbi nessun altro. Non ho fatto questo libro per togliermi sassolini. Ho scritto la verità, non cavolate”.

screenshot_2018-08-29-11-55-24_1-826812066.jpg

Dall’infanzia in via Vetulonia a quel “speravo de morì prima” legato al giorno dell’addio al calcio. Totti si confessa al giornalista Paolo Condò. Sfogliando le cinquecento pagine Francesco ripercorre i primi passi col pallone, l’ammirazione in gioventù per il Milan di Sacchi (“la squadra più esaltante che abbia mai visto, l’unica nella quale fantasticavo di giocare”) e il no all’offerta monstre del Real Madrid nel 2005: “Mi offre 12 milioni di euro all’anno e una gestione mista dei diritti d’immagine. Non andrò perché non è la mia storia. La mia storia è Roma”. Una storia infinita in cui incrocia l’amore (Ilary Blasi), il successo professionale (su tutti scudetto nel 2001 e Mondiale nel 2006), ma anche rapporti difficili da gestire. Tra questi quello con Cassano, “un uomo puro, spontaneo ai limiti dell’autolesionismo” messo al muro assieme al fidato Vito Scala quando gridò a Franco Sensi “Brutto avaro, spendi i tuoi soldi maledetti e compra qualche campione”.

Il filo che lo lega a Spalletti (“il dobermann” secondo la definizione di Buffon presente nel libro) è invece riannodato in due capitoli in cui se ne leggono di tutti i colori. Totti definisce il toscano come “un grande allenatore, forse il migliore che abbia avuto”, rivelando conversazioni private sul filo del rasoio come quelle riguardanti la cacciata da Trigoria (“Vigliacco, adesso che non ti servo più mi rompi il cazzo, eh? Sei tornato qui con una missione, portala a termine!”) e il successivo faccia a faccia dopo la gara con l’Atalanta in cui “perdo le staffe anch’io e ci devono separare in quattro perché altrimenti ce le daremmo di santa ragione”.

Pepato anche il confronto dialettico con Franco Baldini che, ricorda Totti, “è il consulente più ascoltato da Pallotta”, e che nell’estate del 2011 rivelò all’allora capitano “Guarda Francesco, se fosse per me io ti venderei”. “Baldini mi considera il male della Roma perché, a suo parere, condiziono troppo l’ambiente” scrive Totti nel libro, arrivando a definire “La rivelazione dell’assassino” il momento in cui Baldini nella riunione avuta a Londra dopo il ritiro dal calcio gli confessò “Sono stato io, Francesco, a farti ritirare. Ho voluto e sostenuto Spalletti perché sapevo che la pensava come me”.

FONTE  ANSA

screenshot_2018-09-26-09-20-56_1543802181.jpg

Dopo le dimissimoni: Baldini va a cena con Capello. Pallotta insiste

photo_1537855590231_1573029949.jpg

Oltre le smentite. La Roma vuole la pace ma l’ex consulente non è disposto a tornare sulla sua decisione

«Baldini? Non speravo che rassegnasse le dimissioni, anzi, spero che nessun altro si arrabbi. Non volevo levarmi sassolini dalle scarpe, è un libro per parlare di ciò che ho fatto in questi 25 anni di Roma. Io ho detto solo la verità, non ho voglia di litigare con nessuno». Così Totti ieri sera, a margine della bellissima presentazione del suo libro, ha commentato la vicenda delle dimissioni di quello che si può ormai considerare a tutti gli effetti l’ex consulente della Roma.

photo_1535092393147_1713929054.jpg

A scatenare la decisione del dirigente, come noto, è stata l’indigesta lettura di due paginette in cui è stato raccontato da Totti (con Condò) il senso di un colloquio avvenuto lo scorso anno, luglio 2017, a Londra, secondo il quale Baldini avrebbe confessato a Totti di essere stato lui l’artefice del suo ritiro, ricostruzione evidentemente non condivisa dall’ex dg che ha ritenuto a quel punto non più compatibile la sua presenza nel Comitato Esecutivo della Roma con quella di Totti nel gruppo dei dirigenti.
Sulla questione specifica delle dimissioni, sia il presidente Pallotta sia il direttore generale Baldissoni hanno a caldo dissimulato la loro amarezza per poi, a freddo, provare a far tornare Baldini sui propri passi. Ma lui pare non avere alcuna intenzione di ripensarci tanto che ieri ha a lungo ignorato le diverse sollecitazioni che gli sono arrivate da Roma e si è goduto la sua giornata di vigile riposo. Mercoledì sera si è permesso anche il lusso di non vedere la partita della Roma contro il Frosinone per accettare un invito a cena di Fabio Capello, di passaggio a Londra per un convegno sul calcio. Tra le tante telefonate di solidarietà o di semplice curiosità ricevute va segnalata anche quella di Spalletti, un altro considerato ormai storicamente un nemico dell’ex capitano. I due si sono “consolati” a vicenda…

screenshot_2018-08-29-11-55-24_1-826812066.jpg

Alla serata di ieri al Colosseo Baldini è stato un po’ il convitato di pietra. L’argomento sul palco non è stato ovviamente toccato, se non in una battuta del dg Baldissoni: «Quando ero un semplice tifoso della Roma andavo a vedere le partite e mi capitava di fermarmi a pensare a quando avresti smesso, mai pensando che saresti arrivato fino a quarant’anni. E lo dico soprattutto per sdrammatizzare il casino che mi ha fatto scoppiare ieri…». Totti, accanto, ha sorriso. Bisognerà vedere ora come cambierà la posizione di Baldini rispetto alle esigenze della società giallorossa. Formalmente l’ex direttore generale si era riavvicinato al club solo nel 2016, tre anni dopo le sue dimissioni del 2013, ma solo in qualità di consulente personale del presidente Pallotta, con un contratto sottoscritto con la società americana Coliseum.

Solo qualche mese fa, prima dell’estate, il rapporto si era rinforzato con il coinvolgimento di Baldini nel Comitato Esecutivo, di cui Pallotta ha parlato per la prima volta pubblicamente in un’intervista radiofonica concessa a fine luglio all’emittente Sirius Xm. Ed è proprio dal comitato che Baldini ha inteso prendere le distanze. Quando sarà convocato per la prossima volta (accade di norma ogni quindici/venti giorni, ma l’ultima volta per un contrattempo del presidente Pallotta non si è tenuto) Baldini semplicemente non parteciperà alla riunione (quasi sempre in collegamento in conference call) e lì formalmente si segnerà il distacco con il club. Che poi, come hanno ironizzato in tanti, potrebbe mantenere una sua funzione di consigliere personale del presidente Pallotta è un’altra questione. Baldini non si è dimesso da amico di Pallotta, ma di sicuro con la Roma non vuole più avere niente a che fare. Per la terza volta nella sua carriera.

FONTE   D. LOMONACO

screenshot_2018-07-28-09-12-56_1_1736252210.jpg

E domani c’è il derby verità

photo_1537855590231_1573029949.jpg

– Un tris di tacco proprio al derby forse sarebbe troppo, ma almeno ora sono tutti d’accordo: Javier Pastore – piaccia o no – è un trequartista. L’argentino contro il Frosinone ha finalmente convinto nella stessa posizione in cui emerse col Palermo e in cui si è espresso meglio a Parigi. Tante le giocate di classe nel facile successo coi ciociari, ma pure una regia offensiva che ha permesso a Under, Schick ed El Shaarawy di trovare spesso lo spazio di tiro. E lì verrà impiegato anche domani contro la Lazio nella sfida della vita per Di Francesco.

photo_1535092393147_1713929054.jpg

Pastore rappresenta uno dei più grandi rimpianti di mercato del ds laziale Tare che nel marzo scorso rivelò: «In carriera ho fatto il classico passo falso da gavetta, il mancato acquisto di Pastore». L’occasione giusta per alimentare il rimpianto arriva domani. E magari anche per sfoderare un altro gioiello di tacco dopo quelli con Atalanta e Frosinone. Un marchio di fabbrica che nella stracittadina appartiene ancora ad Amantino Mancini. Si riparte da Pastore quindi e dal 4-2-3-1 visto mercoledì sera. Gli unici cambi: Florenzi al posto di Santon e Dzeko al posto di Schick. Ieri mattina Di Francesco ha tenuto a rapporto la squadra. La decisione di interrompere il ritiro punitivo è stato accolto favorevolmente dal gruppo che ha promesso il massimo impegno. L’ardua sentenza è vicina, la verità sul destino di Di Francesco pure. Quello di Gandini è deciso: l’ormai ex ad ha presentato le dimissioni ma per ora non tornerà al Milan.

FONTE    LEGGO – F. BALZANI 

screenshot_2018-09-16-11-23-50_1429618164.jpg

Totti presenta il libro al Colosseo. Battute, frecciate, gag e ricordi

photo_1537855590231_1573029949.jpg

IL TEMPO – A. AUSTINI – Il monumento vivente dentro il Monumento. Totti al Colosseo, un binomio che vale di per sé la serata. Roma aveva salutato il Francesco calciatore all’Olimpico piangendo tutti insieme in quel 28 maggio 2017 indimenticabile, unico.

photo_1535092393147_1713929054.jpg

E ora ritrova il Totti dirigente che ha appena scritto la sua biografia insieme al giornalista Paolo Condò. “Sarà il primo libro che leggo, finora sto a zero”. Inizia così la presentazione di “Un capitano”, edito da Rizzoli e in vendita da ieri, allestita dentro l’anfiteatro più suggestivo del mondo. Una battuta che fa subito capire i toni dell’evento. Niente formalità, ma una gag dietro l’altro, con la spontaneità di un Totti più divertente che mai. In fondo è sempre lo stesso di prima, anche se ora va in giro in giacca e cravatta per gli stadi d’Italia. “Non è cresciuto molto – gli dice in modo quasi paternale Di Francesco, prima compagno e ora allenatore da proteggere e consigliare – perché secondo me non sa ancora bene cosa vuole fare da grande. Perciò gli consiglio di iniziare a leggerli davvero i libri, lo aiuterà a capire meglio”. Eusebio è l’ultimo amico a salire sul palco del Colosseo, una sfilata di ex giocatori, allenatori, dirigenti, politici. C’è anche la sindaca Raggi a regalare un annedoto: “Andavo alla stessa scuola di Francesco, la Pascoli, non lo conoscevo ma si parlava già di lui perché tutti sapevano che stava per diventare un calciatore della Roma”. Fantastica la replica di Totti: “Ti credo che non mi vedevi, non ci venivo quasi mai a scuola!”.

fonte    IL TEMPO – A. AUSTINI

‘Un Capitano’, retroscena Totti-Spalletti. Rissa sfiorata, il tecnico: “Te ne devi andare”

photo_1537855590231_1573029949.jpg

Il dirigente ha raccontato del loro dialogo nello spogliatoio e del botta e risposta dopo l’intervista alla Rai

photo_1535092393147_1713929054.jpg

Nella sua biografia ‘Un Capitano’ Francesco Totti è tornato sulla lite con Spalletti e il conseguente allontanamento da Trigoria dopo un’intervista rilasciata. L’allora capitano giallorosso ha raccontato del duro confronto con il tecnico nello spogliatoio, che ha portato alla rottura definitiva: “Basta, hai rotto le palle – gli gridava Spalletti a muso duro al termine della partita pareggiata contro l’Atalanta, grazie al gol di Totti -, pretendi di comandare e invece te ne dovresti andare, giochi a carte malgrado i miei divieti, hai chiuso”. Rissa sfioratanegli spogliatoi, con i due che non sono arrivati alle mani sono grazie all’intervento di alcuni giocatori.

screenshot_2018-08-29-11-55-24_1-826812066.jpg

 

Nel febbraio del 2016 poi, l’allontanamento di Totti da Trigoria dopo l’intervista rilasciata alla Rai. “Molto bene, accetto la sua punizione. Vedremo se sarò io o sarà lei a pagarne le conseguenze”, la risposta del capitano al tecnico.

“Mi stai minacciando?”, chiede Spalletti.

Totti: “Lei sa che a Roma la gente è dalla mia parte. Io ho soltanto parlato bene di lei, eppure mi vuole cacciare. Si assuma le sue responsabilità”.

Spalletti: “Tu ormai sei come gli altri, dimenticati di quando eri insostituibile”.

Totti: “Vigliacco, adesso non ti servo più mi rompi il cazzo, eh? Sei tornato qui con una missione, portala a termine!”.

fb_img_1536902049624_21714787566.jpg

 

Esordio con assist per Luca Pellegrini: la corsa è cominciata

Il terzino giallorosso ha fornito a Kolarov il pallone del 4-0. Di Fra: “Ci teniamo i giovani come lui. Possono diventare importanti continuando a lavorare con umiltà”

photo_1535092393147_1713929054.jpg

Mancava solo Luca Pellegrini alla festa della classe 1999: l’amico Pinamonti, con cui gioca in nazionale dal debutto in Under 16 (settembre 2014) ha raccolto la prima da titolare in A con il Frosinone, Nicolò Zaniolo l’esordio in campionato, dopo il debutto in Champions al Bernabeu. Mentre il terzino sinistro aveva cominciato a scaldarsi già nel primo tempo, quando Kolarov era rimasto a terra per una botta: solo che poi un cambio se n’è andato, chiamato da Manolas, un altro perché Zaniolo (che ha ben figurato) dopo Madrid meritava un po’ di continuità.
screenshot_2018-08-29-11-55-24_1-826812066.jpg

Ma Di Francesco gli doveva qualcosa, dopo tante belle parole: a Bologna, per far rifiatare Kolarov, ha preferito adattare a sinistra Marcano. Alla prima di campionato Luca Pellegrini era stato l’unico dei 24 convocati a non trovare spazio in panchina, per Madrid non era stato convocato, già si era cominciato a parlare di un possibile prestito a gennaio, per quello che dalla scorsa estate, e poi dalla cessione di Emerson, era stato designato come vice Kolarov. Con tanto di maglia numero 3, non certo la doppia cifra col 3 o il 4 davanti che viene assegnata solitamente ai ragazzi.

Un doppio infortunio al ginocchio – prima rottura del crociato, poi microfrattura alla rotula –gli ha fatto perdere più di metà della scorsa stagione, come i dubbi sul rinnovo, poi firmato fino al 2022, sempre a cifre da piccolo adulto, non da ragazzo. Ieri un paio di minuti a bordocampo, con la palla che non voleva uscire, poi ha sostituito De Rossi, che si è preso l’ovazione per le 600 gare in giallorosso: quasi un passaggio di consegne, per un 19enne cresciuto nel vivaio, bruciando le tappe come i predestinati.

Otto minuti più due di recupero, con Kolarov passato in mezzo per farlo giocare nel suo ruolo: all’87’, metà dei 10′ a disposizione, il ragazzo del Casilino ha fatto il vuoto a sinistra, e messo in mezzo il pallone che il serbo ha trasformato in un comodo 4-0. Andando poi ad abbracciare il compagno che sta studiando i suoi movimenti, per rosicchiargli minuti.

«Ci teniamo i giovani come Luca Pellegrini che possono diventare dei giocatori importanti, continuando a lavorare con grande umiltà», ha chiosato Di Francesco. La corsa è cominciata.

FONTE    F. ODDI

screenshot_2018-09-27-10-58-45_11714787566.jpg

DiFra: “Questo è un nuovo inizio”. Pastore: “Ora vinciamo il derby”

photo_1537855590231_1573029949.jpg

 

 

 – Nel 4-0 con cui la Roma ha superato il Frosinone all’Olimpico c’è anche la firma di Javier Pastore. Come contro l’Atalanta, l’argentino è andato a segno con quello che sta diventando un suo marchio di fabbrica: il colpo di tacco. (…) Di Francesco lo ha posizionato alle spalle di Schick nel 4-2-3-1. La risposta è stata buona, anche se il test è stato poco probante.

 

photo_1535092393147_1713929054.jpg
(…) «Vogliamo vincere contro la Lazio per i tifosi, è una delle gare più importanti e faremo di tutto per portare a casa il risultato. Sapevamo che con il Frosinone ci saremmo giocati tanto, ci abbiamo messo la giusta cattiveria, è stata una buona partita e noi abbiamo avuto un’altra mentalità, giocando di più e creando più occasioni. Era importante prendere fiducia in vista del derby». (…) Di Francesco lo ha restituito al ruolo di trequartista e i risultati si sono visti. «È il ruolo che preferisco, mi ci sento molto comodo, anche Daniele e Nzonzi hanno fatto una grandissima partita: ho preso tanti palloni tra le linee come piace a me, per far giocare gli attaccanti».
Sollevato anche il tecnico Di Francesco: «Per noi è cominciato un nuovo campionato. Non abbiamo fatto niente, ma era importante ritrovare fiducia per una gara importantissima come il derby. È un nuovo inizio, dobbiamo dimostrare partita dopo partita il nostro valore».

FONTE     IL CORRIERE DELLA SERA 

di francesco

Pastore: “Battiamo la Lazio”

photo_1537855590231_1573029949.jpg

– Si puó dire che la Roma la prende di tacco. Pastore sembra non saper segnare in altro modo, fa la cosa più difficile, e più bella, e replica col Frosinone il gol che aveva fatto all’Atalantapresentandosi alla serie A e all’Olimpico: “Per fortuna è entrato ed è servito per vincere. Contano i tre punti, non come e chi fa gol, abbiamo giocato da squadra, abbiamo fatto una buona partita, con un’altra mentalità: è stato importante per prendere fiducia in vista del derby. Dobbiamo vincerlo per i tifosi e per la società. Sto comodo nel ruolo di trequartista, soprattutto con Nzonzi e De Rossi dietro”. E pensare che l’argentino non si sentiva benissimo ieri, “avevo mal di stomaco, ma di gambe stavo bene”.

photo_1535092393147_1713929054.jpg
Manolas invece è rimasto negli spogliatoi all’intervallo, ma solo in via precauzionale e sabato, salvo complicazioni, ci sarà: “Tutto bene”, ha confermato all’uscita dallo stadio. Perotti, invece, resta out controLazio e Viktoria Plzen. Il ritiro è ufficialmente finito e i giocatori già da ieri sera sono tornati a casa, dandosi appuntamento alle 11 a Trigoria per la ripresa degli allenamenti.

FONTE    IL TEMPO – E. MENGHI

fb_img_1508958343222-202058025.jpg

Un brodino caldo per il malato

photo_1537855590231_1573029949.jpg

– Riusciranno i nostri eroi a non far cacciare EDF dalla Roma? Eccola, la domanda più gettonata nel pre partita. Tecnico in bilico per colpe multiple, il suo destino appeso ai piedi dei calciatori: alzi la mano chi, avvicinandosi alla partita, non aveva pensato a questo. Perché i tecnici, tutti i tecnici, sono bravi soltanto se/quando chi va in campo dà loro una mano a non sembrare banali, dozzinali. Inutili; anzi, dannosi. Un allenatore, del resto, anche quando azzecca in pieno tutte le mosse non ha mai la certezza di andare a dama perché la parola decisiva, quella finale, spetta a chi va in campo. E, al contrario, non sempre le squadre mal guidate vanno a picco: talvolta, è proprio la bravura dei singoli a salvare la baracca. E l’allenatore. Alla Roma, per fare un esempio, non è ancora chiaro se per conquistare 5 punti in altrettante partite abbia prevalso la prima o la seconda ipotesi.

FB_IMG_1482445694479

PARTENZA SPRINT – EDF in bilico fin da domenica sera, cioè dal post Bologna. Aveva detto, Eusebio, che dopo l’inaccettabile, inammissibile (quello sì…) ko al Dall’Ara si sarebbe affidato agli uomini e non più agli schemi, logico pensare – quindi – che gli undici scelti per affrontare il Frosinone (0 reti e un solo punto in classifica) fossero i più virili, i più completi. Traete voi le conclusioni, perciò, analizzando chi si è sistemato in panchina. Ma, vedrete, ci sarà sempre chi vi racconterà che è stato semplicemente un turn over in vista del derby. Chiacchiere e malignità a parte, la Roma riesce a partire forte e a sbloccare subito la partita. Poi, a pioggia, occasioni e altri gol. Una sorta di monologo nella prima frazione, già decisiva, in anticipo sul gol quasi in extremis di Kolarov. Tutto merito degli uomini di EDF o demerito dei ciociari? Chi può dirlo… Ma, vista la situazione, poco importa. Quando sei malato non conta se il brodino te lo porta la nonna o se te lo prepari da solo: l’importante è mandarlo giù, bello caldo.

ASPETTANDO IL DERBY – A conti fatti, i nostri eroi sono riusciti a portare a termine il compito. Non si tratta di un’impresa, ma per il momento va bene così. Aspettando tempi migliori, ovviamente, e anche il derby di sabato. Intanto, la panchina di Di Francesco (per ora) è al riparo da sorprese. Resta da capire se la partita contro il Frosinone ha fornito le indicazioni, più tattiche che tecniche, che l’allenatore andava cercando. La Roma, per la prima volta, è riuscita a non cambiare modulo in corsa e questo potrebbe essere il primo, atteso passo verso la conquista di quell’identità cercata invano da mesi.

FONTE     MESSAGGERO – FERRETTI

Roma & DiFra prendono fiato

photo_1537855590231_1573029949.jpg

 

 – Finalmente la Roma, riapparsa nella notte più delicata: 4 a 0 facile facile contro il Frosinone, aspettando la Lazio. Non si può ancora dire se il peggio sia passato, ma il risultato almeno consente a Di Francesco di riprendere fiato nel momento più critico della sua gestione. Il tecnico, messo sotto pressione da Pallotta che è stato contestato a lungo dalla Sud ad inizio partita, torna a vincere dopo 5 mesi in campionato all’Olimpico e soprattutto dopo 38 giorni ritrova il successo in questa stagione che è cominciata malissimo. Il match, tra l’altro, è senza storia, chiuso già al minuto 35 del 1° tempo con il tris calato da Under, Pastore ed El Shaarawy.

photo_1535092393147_1713929054.jpg

PATTO CON IL GRUPPO – L’ennesima formazione, 7 diver- se in 7 match (solo Olsen e Manolas sono sempre stati titolari), e la nuova virata hanno finalmente sbloccato la Roma in piena crisi di gioco e d’identità. E, a quanto pare, è bastata l’umiltà e la coerenza di Di Francescoche, riproponendo il 4-2-3-1 (usato però in questa stagione solo in corsa), è andato incontro ai giocatori. Cioè li ha schierati nelle posizioni a loro più congeniali. Il ruolo di Pastore, trequartista alle spalle di Schick, è la conferma di quanto il tecnico abbia voluto aiutare i singoli a riabilitarsi. Lo stesso si può dire per Nzonzi schierato da mediano accanto a De Rossi che ha festeggiato le 600 gare in maglia giallorossa. Non è detto che il sistema di gioco sarà confermato sabato pomeriggio nel derby, ma la soluzione scelta per superare il Frosinone è al momento la più adatta per gran parte dei calciatori acquistati da Monchi in estate. Anche il maxi turnover, con 7 novità dopo il ko di domenica a Bologna, ha dunque funzionato. Santon, ad esempio, è entrato bene sulla destra, proponendosi con continuità in attacco e chiudendo con attenzione.

 

ROTAZIONE NECESSARIA – Il terzino ha avuto spazio, per la prima volta in questa stagione, da titolare, permettendo a Florenzi di riposare. In crescita anche Kolarov sulla corsia sinistra e più dinamico Nzonzi. Si diverte Pastore, alzandosi verso l’area avversaria, ma meglio ancora fanno Under a destra ed El Shaarawy. Nel tridente completamente rivisto da Di Francesco, solo Schick non si accende come dovrebbe. E, probabilmente, spreca la nuova chance. Sabato con la Lazio rivedremo quindi Dzeko.

DIRIGENZA FISCHIATA – Il Frosinone di Longo, ancora incapace di far centro in questo torneo (già 16 gol subiti: peggior difesa della serie A), non ha resistito nemmeno per 2 minuti: Under, calciando da fuori, ha indirizzato subito il match. Schick, invece, ha sbagliato davanti a Sportiello, mostrando la solita sufficienza. E, a seguire, ha colpito la traversa su invito di El Shaarawy. Pastore, come contro l’Atalanta, ha invece usato il tacco per mettere al sicuro il risultato su cross preciso di Santon. Ed El Shaarawy, sfruttando l’accelerazione di Under, ha avuto il merito di far ritrovare il sorriso a Monchi e Totti in tribuna. Di Francesco, avanti di 3 gol all’intervallo (dopo un anno), ha avuto poi la possibilità di proseguire il turnover anche in corsa: Marcano per Manolas dopo l’intervallo e più avanti spazio ai debuttanti in A, Zaniolo per Pastore e Luca Pellegrini (23° giocatore utilizzato) per De Rossi. Anche Under ha preso una traversa nel- la ripresa giocata a ritmo più basso. L’Olimpico ha prima fischiato sia Monchi che Baldissoni, inquadrati sui tabelloni, e ha poi esultato ancora per il poker di Kolarov (1° gol all’Olimpico da giallorosso e 9° marcatore stagionale) su assist di Luca Pellegrini. Nessuna festa, ma un po’ d’entusiasmo si è rivisto. Almeno per una sera.

FONTE     MESSAGGERO – TRANI

screenshot_2018-07-24-19-01-21_1-700518457.jpg

Totti spacca tutto. La biografia dell’ex 10 fa infuriare Baldini: “L’ho fatto smettere? È parola di Capitano…”

 

screenshot_2018-09-26-09-20-56_1543802181.jpg

 – La penna è più potente della spada. In questo caso si può dire proprio così. Il libro di Francesco Totti (l’autobiografia Un Capitano) che sarà presentato stasera al Colosseo, ha già scatenato un terremoto a Trigoria. Il primo (e sicuramente non ultimo) obiettivo dello storico numero 10 – che oggi compie 42 anni – è Franco Baldini col quale il rapporto è gelido dal 2011 quando l’allora dgdefinì Totti «pigro». Da ieri però la guerra rimasta sopita in questi anni è esplosa fragorosa. L’attuale consigliere di Pallotta, nonché membro del nuovo Comitato Esecutivo, ha reso noto la sua volontà di lasciare il Comitato ma non il ruolo di consulente, a causa di un capitolo in cui l’ex capitano ha rivelato come sia stato proprio Baldini a farlo smettere di giocare.

photo_1537855590231_1573029949.jpg

Ecco il discorso fatto dal dirigente al capitano: «Ho voluto e sostenuto Spalletti perché sapevo che la pensava come me. Anni fa ti dissi che volevo venderti, ma ogni allenatore che contattavo mi chiedeva la garanzia della tua presenza. Spalletti non me l’ha chiesta, anzi. Del resto sappiamo tutti che in queste ultime stagioni la tua presenza è stata un peso per la Roma. Vedrai che la prossima stagione la Roma, liberata da una presenza così ingombrante, e per la quale nutre una profonda gratitudine, aprirà un nuovo capitolo della sua storia». Totti replica: «Vorrei fare il vice presidente. Non perché io tenga particolarmente alle cariche, ma vorrei essere il più alto in grado a Trigoria». La risposta di Baldini: «Non ti serve, Francesco. Tu sei Totti…».

photo_1535092393147_1713929054.jpg

Le anticipazioni sono arrivata alle orecchie del manager toscano che avrebbe comunicato a Pallottala sua volontà di lasciare il comitato esecutivo, visti i rapporti tesi con lo stesso Totti, oggi dirigente del club. Da Trigoria sono arrivate secche smentite, ma c’è un virgolettato dello stesso Baldini – che non rilascia interviste da 5 anni – a Il Romanista che avvalora la tesi: «È parola di Capitano, non vedo come possa discuterla con la minima speranza di seminare almeno un dubbio». La notizia delle presunte dimissioni è arrivata a Boston dove Pallotta non ha avuto dubbi: «Non mi è ancora arrivata alcuna comunicazione, ma nel caso arrivasse respingerò sicuramente le dimissioni».
Ma a breve Pallotta potrebbe trovarsi sul tavolo proprio le dimissioni di Totti. Nel libro, infatti, ci sono riferimenti anche al resto della dirigenza che non ha mai perdonato per l’epilogo della sua carriera. Un modo per prendere le distanze e preparare l’addio che potrebbe essere anticipato, forse in concomitanza col possibile esonero di Di Francesco.

FONTE      LEGGO – BALZANI 

Under ritrovato: “Credo che il ritiro ci abbia fatto bene”

photo_1537855590231_1573029949.jpg

 – La Roma che torna a sorridere ha il volto giovane. È quello di Zaniolo che, dopo l’esordio in Champions League, mette nella memoria quello in Serie A. Ancor più trepidante è Luca Pellegrini, lui sì all’esordio assoluto e protagonista di una sorta virtuale passaggio di consegne, facendo traslocare Re Kolarov a centrocampo e, per farsi perdonare, servendo al serbo l’assist per il poker personale.

photo_1535092393147_1713929054.jpg

La faccia più sorridente, peró, è quella di Cengiz Under, che contro il Frosinone segna il suo primo gol stagionale, sbloccando il match in avvio. (…) “Stavolta era importante ritrovarci – spiega l’attaccante turco – e sono contento di essermi finalmente sbloccato. Credo che il ritiro ci abbia fatto bene. Adesso peró occorre prepararci bene per il derby contro la Lazio”. (…) La palla ritorna a Zaniolo, che uscendo dice: “Sono felicissimo per l’esordio anche in serie A e soprattutto per una grande vittoria. Ora dobbiamo andare avanti così”. (…)

FONTE    GAZZETTA DELLO SPORT

screenshot_2018-04-17-10-00-53_12043693845.jpg

Magie di Pastore e Under, la Roma dilaga e respira

photo_1537855590231_1573029949.jpg

 

 – Il ritiro è servito o il Frosinone era troppo scarso? Al derby l’ardua sentenza. Per una sera, però, la Roma si prende una boccata d’aria dopo settimane di crisi e contestazioni. La squadra di Di Francesco ha chiuso la gara al primo tempo con due perle di Under e Pastore e il timbro di El Shaarawy. Nella ripresa è stato poco più di un allenamento coi giallorossi attenti a non sprecare troppe energie, vista la Lazio alle porte, e i ciociari che pensavano già al prossimo impegno col Genoa. Nel finale ha chiuso il poker Kolarov su un assist perfetto del debuttante Luca Pellegrini (anche l’altro deb Zaniolo ha mostrato buoni colpi). Unica nota stonata: Schick. Il ceco sotto porta ha sbagliato di tutto e di più, compresa una traversa sfortunata. Di fortunato, invece, il Frosinone ha ben poco. Sedici gol subiti e zero fatti sono l’amaro specchio di una squadra che difficilmente resterà in serie A. Poco conta, alla Roma servivano tre punti e serviva sentire qualche applauso.

photo_1535092393147_1713929054.jpg

La serata, infatti, era iniziata coi cori della Sud contro Pallotta e alla lettura delle formazioni solo De Rossi, alla 600° con la maglia giallorossa, aveva ricevuto applausi. Fischi sono arrivati, invece, pure durante il match a Monchi e Baldissoni inquadrati dall’impietosa regia di Dazn. Pallotta dopo il disgusto di Bologna, ora sarà un po’ sollevato. «Ma il presidente può dire quello che vuole. Sono i proprietari e ci mancherebbe – il commento di Di Francesco -. Questi sono ragazzi per bene, è un gruppo sano.

screenshot_2018-08-29-11-55-24_1-826812066.jpg

Oggi c’è stata una dimostrazione di crescita, è come un nuovo inizio. Dobbiamo partire con questa mentalità e questa anima. Non è mai facile vincere in Serie A. Io sollevato? Alla lunga quello che si ha dentro paga ma non abbiamo fatto niente, era importante ritrovare fiducia per una gara importantissima come il derby». Che la Roma sabato deve assolutamente vincere per recuperare il terreno perduto in classifica.

screenshot_2018-07-01-21-51-37_1-1350011785.jpg

Per ora quindi Di Francesco resta al timone, ma il filo resta sempre sottile. Prende i primi applausi all’Olimpico anche Pastore che finalmente sembra aver trovato la giusta posizione in campo: «E’ questo il ruolo che preferisco. Abbiamo dimostrato che ci siamo, ora c’è il derby da vincere. Assolutamente». Per prepararlo la Roma non avrà bisogno di ulteriore ritiro.

FONTE   LEGGO – BALZANI 

 

Garcia: “Strootman è un giocatore importante ma quando le cose si mettono male non può essere lui il nostro salvatore”

photo_1537855590231_1573029949.jpg

 

 

Rudi Garcia, tecnico del Marsiglia ex Roma, è tornato a parlare di Kevin Strootman, acquistato dalla società giallorossa, additato come uno dei responsabili delle ultime disfatte della squadra francese contro Eintracht e Lione. Queste le parole del tecnico, nella conferenza stampa in vista del match di stasera tra Marsiglia e Racing Strasburgo:

photo_1535092393147_1713929054.jpg

“Strootman deve integrarsi al meglio ma il suo valore si è visto nelle sue due prime partite, specialmente contro il Monaco. È un giocatore importante ma quando le cose si mettono male non può essere lui il nostro salvatore come nessuno può esserlo. Strootman può migliorare proprio come tutti gli altri”.

screenshot_2018-05-16-10-31-47_1-1657710909.jpg

Monchi a colloquio con i giocatori, tutto su Di Francesco

photo_1537855590231_1573029949.jpg

Il dirigente spagnolo ripunta sul tecnico per uscire dalla crisi. Ha parlato con tutti a Trigoria, ribadendo che l’allenatore è Eusebio e che conta solo la Roma

Silenzio. Le ultime parole conosciute di Monchi, sono state date alle stampe nel prepartita di Bologna quando, neppure lui, che pure vive tutti i giorni con la sua Roma, poteva minimamente sospettare la vergogna poi andata in campo al Dall’Ara. Dopo, silenzio. Preannunciato da quell’addio anticipato, nell’intervallo, alla poltroncina dello stadio bolognese. Una rapida incursione negli spogliatoi, quattro parole ai giocatori, poi il secondo tempo seguito davanti al televisore in una saletta appartata per vedere, poi, una Roma peggiore pure di quella del primo tempo. Dire che è deluso è un eufemismo. Non si aspettava certo di doversi confrontare con una crisi così devastante. Aveva immaginato, probabilmente, che visti i tanti cambiamenti qualche problema all’inizio ci sarebbe stato, ma che la sua prima Roma fosse a cinque punti dopo altrettante giornate non lo credeva possibile. E allora sta prendendo di petto la situazione, scegliendo il silenzio ufficiale, ma confrontandosi e parlando con la squadra, con i giocatori uno a uno, con il tecnico, con gli altri dirigenti.

screenshot_2018-08-29-11-55-24_1-826812066.jpg

I colloqui

Ne ha fatti tanti in questi giorni. E tutti hanno avuto un doppio filo comune. Il primo: «Conta la Roma». Il secondo: «Di Francesco è l’allenatore della Roma». È stato inflessibile su questi due concetti. Ha cominciato a sottolinearli subito dopo il fischio finale di Bologna. Lo ha fatto sul pullman sociale che ha riportato i giocatori direttamente a Trigoria (unico assente Dzeko che doveva presenziare a Milano a un evento-festa Dolce e Gabbana, stilisti per i quali la moglie aveva sfilato) per l’inizio del ritiro (all’arrivo i giallorossi hanno trovato anche Karsdorp e Coric che non erano stati convocati per Bologna). I colloqui, poi, ieri e l’altro ieri, si sono trasformati in individuali con l’obiettivo di capire le problematiche di ogni giocatore, sperando di trovare le parole giuste per renderle meno problematiche. Monchi ha trascorso gli ultimi due giorni sempre a Trigoria, solo la sera è andato a casa, per poi ripresentarsi prestissimo la mattina successiva per fare colazione con i giocatori. E pure qui, «conta la Roma», «Di Francesco è l’allenatore della Roma». L’obiettivo finale è quello di provare a ricompattare tutti, dall’allenatore ai giocatori, dai giocatori al gruppo, augurandosi che pure l’ambiente possa contribuire a ritrovare la Roma (profumando la città, la Roma farà bene ad aiutarsi da sola).

Tutto su Eusebio

Monchi, fin qui, non ha neppure preso in considerazione l’ipotesi di un cambio di allenatore. Di Francesco lo ha scelto lui e lo difenderà fino all’ultimo. Sembra una sorta di all in pokeristico, mi gioco tutto su Di Francesco, se salta mi prenderò responsabilità e conseguenze. Ecco, le conseguenze. Non siamo dotati della virtù della telepatia, ma non crediamo di andare troppo lontano dalla realtà, se pensiamo che Monchi possa stare pensando a un futuro non più colorato di giallorosso, anche se ambizione e orgoglio continuano a dirgli di voler vincere la sua scommessa romanista. C’è stata però una recente dichiarazione del direttore sportivo che ci ha fatto scattare l’allarme di un possibile addio anticipato. Ed è stata quella a proposito di una clausola rescissoria del suo contratto, una clausola di cui nessuno era a conoscenza e che non c’era nessun motivo per cui venisse ufficializzata. Del resto, all’inizio di questa stagione, l’aveva anticipato che se non avesse vinto in uno-due anni avrebbe scelto di andarsene. Certo, non pensava che le cose precipitassero come è avvenuto in questo primo mese e mezzo di calcio ufficiale. Ma el senor Monchi non è tipo che alza bandiera bianca. È convinto che il lavoro alla fine pagherà. Se così non fosse, poi, non è che gli mancherebbero gli estimatori. Solo in Inghilterra, in tempi recentissimi, sono uscite le notizie che Manchester United e Chelsea, sarebbero intenzionati a prenderlo come ds. E in Spagna non è un mistero che il Barcellona continui a mandargli segnali di apprezzamento e inviti ad andare a lavorare in Catalogna. Club che sono al top del mondo, anche se qui Monchi è considerato all’opposto. Tocca a Di Francesco e ai giocatori rilanciare se stessi, Monchi e, soprattutto, la Roma. Sperando che le chiacchierate di questi giorni abbiano risolto, almeno in parte, il problema Roma.

FONTE    P. TORRI

FB_IMG_1493745186331_1
MONCHI

Roma-Frosinone: è l’ora di reagire

photo_1537855590231_1573029949.jpg

I giallorossi hanno l’ultima vera occasione per voltare pagina. La fiducia ribadita a Di Francesco deve togliere ogni alibi ai giocatori. Serve un cambio di passo

Riscatto, ultima spiaggia, uomini veri, fiducia all’allenatore. I tre giorni passati dall’umiliazione di Bologna alla partita di stasera contro il Frosinone sono serviti per passare in rassegna tutto l’armamentario di frasi fatte e banalità. Buone solo per giustificare brutte figure e sconfitte. Poi, però, arriva il campo e, in maniera inesorabile, spazza via retorica e giustificazioni.

photo_1535092393147_1713929054.jpg

Il campo, appunto. Di solito, il turno infrasettimanale dopo una brutta sconfitta sarebbe stato accolto come una liberazione, una possibilità che il destino donava alla squadra per cancellare una macchia inaspettata. Invece, anche alla partita di questa sera, la Roma si avvicina con il morale a terra e un clima pesante difficile da spazzare via. Non basta neanche che l’avversario si chiami Frosinone per accendere l’entusiasmo di calciatori e tifosi. Perché, ci si chiede, dovrebbe essere facile sbarazzarsi dei ciociari quando questa squadra non è riuscita a farlo con squadre dello stesso livello, pareggiando in casa con il Chievo e perdendo in casa di quel Bologna che, prima di incrociare la banda Di Francesco, non era riuscito ancora a segnare un gol in campionato?

screenshot_2018-08-29-11-55-24_1-826812066.jpg

Curioso che, ad oggi, l’unica squadra del nostro campionato che ancora non ha festeggiato un gol sia proprio il Frosinone. In questo clima da ultima spiaggia (ecco, l’abbiamo detto pure noi) che circonda più Di Francesco che la Roma, si è perso anche il gusto dell’essenza del calcio. Troppo brutto questo momento per pensare a moduli, a soluzioni tattiche, a gesti tecnici. Prevale la delusione e l’amarezza. Perché la Roma che è scesa in campo in queste prime cinque giornate raramente ha dato l’impressione di volersi giocare la partita. Di volersi divertire. Di migliorare. Ed è veramente incomprensibile, perché la squadra di Di Francesco aveva (ha?) tutte le possibilità per scrivere pagine nuove, belle della storia giallorossa. Un lusso che la Roma non si può più permettere. Ora, la cosa più importante è uscire dalla palude in cui la Roma si è buttata. Ritornare una squadra, che pressa, che corre, che si aiuta. E che esca dal campo a testa alta.

Per amore proprio, della propria professionalità ma, soprattutto, dei tifosi.La strada per uscire da questo momento, però, la devono trovare i calciatori e Di Francesco. Lasciando perdere frasi fatte, dichiarazioni a effetto e personalismi che, francamente, sono l’unica cosa veramente chiara che finora i calciatori hanno fatto vedere. La soluzione, però, non può essere la cacciata di Di Francesco (visti anche i nomi che circolano). Perché, se si chiede coerenza alla società, allora questo deve valere per tutti. Non si può criticare la campagna acquisti degli ultimi due anni (per vedere la lista delle entrate e uscite basta scorrere le bacheche social dei tifosi) e poi chiedere la testa del settimo allenatore in sette anni. Se si vuole la continuità, e giustamente la si vuole, questa parte dalla guida tecnica, dalla panchina. Quello che però si chiede al mister è di fare delle scelte, che non possono essere definitive – perché sarebbe da stolti farlo – ma che siano in grado di dare un profilo stabile alla squadra.

Di Francesco sia sfrontato, sicuro delle sue scelte, puntando alla vittoria in maniera decisa. Trascinando dietro di sé prima i calciatori e poi i tifosi, che hanno dovuto sopportare anche tre pareggi nelle ultime tre partite interne di campionato. Tocca al mister riprendersi la Roma e sovvertire questo clima da funerale che accompagna la squadra da più di un mese. Ormai non ha più nulla da perdere e difficilmente potrà fare peggio di quanto fatto finora. Mai, dal 2010, la Roma aveva messo insieme solo cinque punti nelle prime cinque giornate del campionato. Raramente l’inizio della stagione era stato accompagnato dallo stesso sconforto che accompagna l’attuale. È ora di reagire, in qualsiasi maniera, con qualsiasi mezzo. Roma e la Roma non meritano tutto questo.

FONTE   V. MULE’

cropped-fb_img_1503126513317