Fonseca, la simpatia non basta: media horror e paura delle big. Così non va

Il portoghese ha la peggiore media punti al primo anno delle ultime sette stagioni. Non ha mai battuto una squadra che precede la Roma in classifica e non ha valorizzato i giovani

Avanti un altro, come si dice in un noto programma tv. E non perché siamo già arrivati ai saluti (anche se i precedenti invitano alla prudenza), ma perché al banco degli imputati ora non può sottrarsi più nemmeno Paulo Fonseca.

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Il portoghese venuto dall’Est che col suo ciuffo e i suoi modi duri ma gentili aveva conquistato gran parte del tifo romanista. Fonseca è uno che parla chiaro, che trasmette empatia e che raramente cerca alibi. E questo gli va riconosciuto. Ma il suo gioco di chiaro ha molto poco. Almeno in Italia. Lo dimostrano le prestazioni di questo orribile 2020, e lo confermano i dati. Il portoghese ha la peggiore media punti al primo anno di un allenatore delle ultime 7 stagioni. E quindi dall’esonero di Zeman. La media recita 1,71 punti a partita contro il 2,3 di Spalletti, il 2,2 di Garcia, il 2 di Di Francesco e l’1,83 di Ranieri. Peggio aveva fatto Luis Enrique (1,57) e appunto Zeman (1,47) che però si era fermato alla 23esima giornata. Numeri da sesto-settimo posto. Numeri che evidenziano il declassamento della Roma e che cozzano con le belle speranze di Paulo. Va detto che a Fonseca va riconosciuto il coraggio (o l’incoscienza?) di accettare una panchina bollente in un contesto di rivoluzione permanente che di certo non aiuta il lavoro di un allenatore. Lo sapevano Conte, Gasperini, addirittura De Zerbi che hanno gentilmente declinato l’invito della Roma. Forse non lo sapeva Fonseca che viveva quasi in un altro continente e che aveva una gran voglio di tornare nell’Europa calcistica che conta.

L’allarme di Petrachi

Dei tanti concetti messi sotto i riflettori dopo l’intervista a Sky di Petrachi ce ne è uno che oggi risulta preoccupante. “Fonseca è preparato e capace, una persona di spessore, intelligente oltre la normalità – ha detto Petrachi -, ma è entrato nel campionato italiano e devo aiutarlo a capire le caratteristiche della Serie A. Se questo avviene anche con dei confronti forti ben venga”. Peccato che poi è arrivata la sospensione. Ma il messaggio è chiaro: Fonseca non è ancora pronto per il calcio italiano. E i mancati progressi del suo 4-2-3-1 che doveva dominare gli avversari sembrano dare ragione a Petrachi. Il ds salentino d’altronde aveva optato per soluzioni più nostrane, e più vicine alla sua visione del calcio come era Conte e come poteva essere Gattuso. Poi è arrivato Baldini

Sudditanza delle big

C’è un dato che più di altri evidenzia le difficoltà di Fonseca nelle arrampicate difficili. Mai la sua Roma ha sconfitto una squadra che la precedeva in classifica. Né la Juventus (battibile) di questa stagione, né la Lazio di Lotito e tantomeno l’Atalanta di Gasp. C’è ancora una chance con l’Inter tra qualche giornata, ma è l’ultima di una stagione che ha visto la Roma vincere un solo presunto big match: quello all’andata contro un Napoli a pezzi e in subbuglio. Anche in Europa League l’esame più grande (Siviglia) deve ancora arrivare dopo un girone morbido e i sedicesimi con il Gent. Fin qui agli appuntamenti importanti Fonseca ha balbettato. In Ucraina d’altronde il suo Shakhtar era di gran lunga la squadra più forte del campionato.

E i giovani?

Ricordate slogan e titolo di un anno fa? Il progetto verde, il piano giovani, la Roma delle belle speranze. Oggi, anche a causa delle ristrette capacità economiche, si è invertita la rotta. Si punta su giocatori esperti, possibilmente a parametro zero. Va detto che l’esperimento funziona a metà considerate le condizioni di alcuni over 30 della Roma come Pastore, Perotti, lo stesso Mkhitaryan. E i giovani? Fonseca non ne ha valorizzato mezzo in questo suo primo anno romano. Quelli della Primavera non sono minimamente presi in considerazione, quelli della rosa non riescono ad emergere completamente: da Under a Kluivert passando per Villar, Perez, Mancini e lo stesso Pellegrini. Zaniolo, per ovvie e innate ragioni, non fa testo come non faceva testo Totti ai tempi di Carlos Bianchi. La valorizzazione della rosa tanto cara alla dirigenza ha subito una battuta d’arresto. Forse, però, anche perché il materiale a disposizione di Fonseca non è che sia di primissima fattura.

FONTE F. BALZANI

Gollini alla Roma, Florenzi all’Atalanta: lo scambio dipende da Pau Lopez

Se il club giallorosso riuscirà a cedere il portiere catalano, è calda la pista che porta a quello bergamasco. L’ex capitano potrebbe così raggiungere Gasperini e i due club fare cassa e plusvalenza

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Di fatto sono entrambi a costo zero sui rispettivi bilanci. Perché Alessandro Florenzi è un prodotto del settore giovanile e Pierluigi Gollini è stato pagato appena 4.5 milioni due anni fa. Caratteri opposti (riservato Florenzi, a dir poco esuberante Gollini), molti membri dello staff in comune (non l’agente, uno è gestito da Riso, l’altro da Lucci), sono al centro di uno scambio di mercato, con relativa plusvalenza, di cui Atalanta e Roma stanno parlando in queste ore.

Quanto costano Florenzi e Gollini

I due giocatori potrebbero essere valutati entrambi una ventina di milioni, qualcosa in più per il portiere. Se la trattativa andasse in porto sarebbe una plusvalenza secca per entrambi i i club, che avrebbero così due calciatori seguiti da tanto. Gollini piace a Trigoria da anni, Florenzi era stato cercato la scorsa stagione e anche in inverno da Gasperini.

Dove andrà Pau Lopez?

Tutto o quasi, però, dipende da Pau Lopez. Il portiere catalano, pagato un anno fa quasi 30 milioni (tutto compreso) ha convinto solo a tratti in questa stagione e per la Roma è ampiamente sacrificabile. Il club però non può cederlo per meno di 23-24 per non fare una minusvalenza. È vero che piace in Inghilterra, Francia e Germania, ma al momento appare complicato che un club voglia arrivare a tale cifra. Baldini ci sta lavorando, perché se lui non andrà via lo scambio Gollini-Florenzi è destinato a saltare.

AIC, Tommasi rassegna le dimissioni come presidente. Al suo posto Calcagno

Damiano Tommasi, ex centrocampista della Roma e presidente dell’AIC, ha rassegnato le dimissioni come numero uno dell’associazone calciatori.Al suo posto subentrerà il vice Calcagno fino all’esito delle prossime elezioni:
Questo il comunicato in merito pubblicato sul sito assocalciatori.it:

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“Damiano Tommasi si è dimesso dalla carica di presidente dell’Associazione Italiana Calciatori nel corso dell’odierna riunione del Consiglio Direttivo.
L’avvocato Umberto Calcagno, vice presidente vicario, assumerà le funzioni statutarie fino alla data delle prossime elezioni. 


Il Direttivo ha rivolto a Tommasi i più sinceri ringraziamenti per il lavoro svolto in questi anni sottolineando l’impegno, la serietà e la dedizione con i quali ha rappresentato la categoria dei calciatori e delle calciatrici”

Accordo trovato per Smalling, resterà alla Roma fino al termine della stagione

La Roma ed il Manchester United hanno trovato l’accordo per prolungare il prestito di Smalling fino al termine della stagione. Infatti, come riferisce calciomercato.it,

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il prestito del difensore sarebbe dovuto terminare domani; ma resterà a disposizione di Fonseca fino al termine della Serie A e per tutte le gare di Europa League che la Roma disputerà.


Si sta ancora trattatando, invece, la permanenza in giallorosso anche per la prossima stagione. L’idea della Roma è quella del
rinnovo del prestito con obbligo di riscatto
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