Viola mai mi avrebbe ceduto alla Juventus

«Il presidente Viola non mi avrebbe mai permesso di andare alla Juve». Roberto Pruzzo, 65 anni, centra subito il bersaglio come fosse ancora il centravanti della Roma. Si infila la maglia indossata per 10 anni e in 314 partite (138 reti, 106 in A).

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E con mira d’altri tempi: 3 volte capocannoniere. «Ecco perché l’Ingegnere mi avrebbe impedito di lasciare Trigoria. Non solo per una questione d’affetto. Mai rinforzare i rivali». La situazione attuale è ben diversa: pensa che la Roma abbia meno appeal per i campioni italiani e stranieri?«Non credo, ma il paragone con quarant’anni fa non si può fare. Viola, quando ha avuto la possibilità, è stato capace di togliere giocatori proprio al club bianconero. Gente di esperienza e di carisma per indebolire la rivale. Da Benetti e a Manfredonia». Quindi?«Dzeko deve restare. Fa la differenza. Quando gli dai la palla, è come metterla in banca. La Roma davanti è all’altezza delle migliori: Mkhitaryan e Pedro sono calciatori di primo piano, Zaniolo è tornato e anche altri possono collaborare con il centravanti: Under, Kluivert e Perez. Qualcuno magari partirà, ma servirà per migliorare la squadra nei ruoli ancora scoperti». Non sembra preoccupato, anche se Fonseca, a meno di 2 settimane dall’inizio del campionato, non sa ancora su chi potrà contare.«Io ho fiducia nella nuova proprietà. Sia chiaro: non ha il tempo per ribaltare la rosa in pochi giorni. Così i primi sei mesi saranno di studio e valuteranno anche i giocatori, tanto per lo scudetto corrono solo la Juve e l’Inter. Ma mi aspetto qualche colpo di mercato prima del via». (…) 

FONTE U. Trani

Dzeko: Via da Roma? Se ne parla ogni anno…

A 24 ore dalla sfida tra Italia BosniaEdin Dzeko, capitano della Nazionale allenata da Dusan Bajevic, si è presentato in conferenza stampa. Il numero 9 dell’AS Roma ha ovviamente parlato dell’imminente match contro gli azzurri ma ha anche rilasciato una piccola battuta sul mercato.  Il nome di Dzeko, da diversi giorni, viene accostato alla Juventus, alla ricerca di un attaccante per completare il suo reparto offensivo. Il calciatore, però, incalzato dai giornalisti, ha preferito dribblare l’argomento: “Via da Roma? Ogni anno si parla di questo, ma non è il momento di parlare di mercato. Ho 34 anni e posso dire che mi sento molto bene”.

Veretout, la Roma gira intorno a lui

Tutto o quasi ruota attorno a lui. A Jordan Veretout. In campo e fuori. Perché se Fonseca vorrebbe tenerselo stretto, la sua permanenza ancora non è certa. Il Napoli lo vuole, al di là del domino dei 9 (Dzeko/Milik) che con Suarez sempre più vicino a liberarsi dal Barcellona in ottica Juve, è messo seriamente in pericolo.

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La Roma non intende cederlo ma non lo ritiene incedibile. Un gioco di parole che fotografa la situazione. Un mese fa nei primi colloqui tra i due club, alla valutazione azzurra di 22 milioni, la replica di Trigoria prese come punto di riferimento Allan. Della serie: non è possibile valutare Veretout meno del brasiliano. Allan è ormai una riserva mentre l’ex viola rappresenta il calciatore che vuole Gattuso per sostituirlo. Ora che Allan è passato per 28 milioni (25+3) all’Everton, la cessione ha permesso di avere quantomeno un parametro economico sul quale regolarsi: meno di 30 milioni la Roma non tratta. E qui entra in gioco l’agente del ragazzo. Che quando viene interpellato dal sito di turno si appresta ad assicurare (e rassicurare) come il suo assistito rimarrà al 100%. Poi, però, parla da tempo con il Napoli. Non va biasimato, fa semplicemente il suo lavoro. Che è quello di far guadagnare di più il calciatore, con il quale sabato si è intrattenuto a colloquio a Casal Palocco. Veretout alla Roma percepisce 2,4 milioni. Se De Laurentiis è disponibile ad offrirgliene 3-3,2 inizierà il pressing sul club giallorosso. Altrimenti verrà tutto derubricato con le solite illazioni giornalistiche. Il giochino è semplice. E nemmeno inedito. (…)

FONTE IL MESSAGGERO

Dan e Ryan Friedkin: esordio all’Olimpico per Roma-Juve

Si avvicina il giorno in cui Dan e Ryan Friedkin sbarcheranno nella Capitale da proprietari della Roma per presentarsi alla piazza e spiegare, attraverso la loro voce, i programmi futuri del club e gli obiettivi a breve, medio e lungo termine.

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Entrambi sono in stretto contatto con Guido Fienga, l’amministratore delegato della società che in queste ore sta portando avanti delle operazioni di mercato in uscita utili a fare cassa e dare respiro ai conti del club attualmente in profondo rosso. Il dirigente, infatti, lunedì e martedì si trovava a Milano per alcuni incontri di mercato e qualcuno giura di averlo visto pranzare con Ryan Friedkin, il figlio del presidente che avrà il compito di seguire le vicende giallorosse sul campo. Il tutto sarebbe avvenuto in maniera top secret in un ristorante del centro senza destare troppe attenzioni, una notizia che non ha trovato conferme a Trigoria anche perché la nuova proprietà non ha intenzione di fare alcun passo a livello mediatico fino a quando non arriverà a Roma il magnate Dan. Sarà lui a metterci la faccia per primo, a presentare il progetto e a illustrare il futuro del club, il tutto avverrà entro la prima partita che i giallorossi giocheranno allo stadio Olimpico (Roma-Juventus del 27 settembre) e alla quale vorrà assistere in tribuna al fianco del figlio. Un’attesa dovuta dalle misure minime per contrastare e contenere il diffondersi del Covid-19 emanate dal governo italiano e che scadranno il 7 settembre, se non dovessero venire ulteriormente prorogate allora l’imprenditore texano volerà nella Capitale e si presenterà a squadra e dipendenti prima del fischio d’inizio del nuovo campionato. (…)

FONTE IL MESSAGGERO

La lunga storia americana dei Friedkin

Storia della famiglia del nuovo presidente della Roma.

Quando nel 1979 gli Stati Uniti vengono colpiti dalla seconda crisi del petrolio non sono molte le persone che possono ritenersi fortunate. Sei anni prima un battito d’ali all’Organizzazione dei Paesi Arabi Esportatori di Petrolio, che aveva deciso di bloccare le esportazioni verso molti stati occidentali, ha provocato un uragano dall’altra parte dell’oceano, dove il prezzo della benzina è diventato insostenibile.

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In realtà già trovarla, la benzina, sarebbe un piccolo miracolo perché gran parte delle pompe negli Stati Uniti è chiusa e davanti alle poche aperte si formano file di cui non si intravede la fine. I supermercati sono vuoti per gli scioperi degli autotrasportatori, i cantieri fermi e la situazione è talmente drammatica che il religiosissimo presidente Jimmy Carter in preda a disperazione mistica pronuncia lo storico discorso del malessere a una nazione che fino a quel momento aveva guardato al sol dell’avvenire senza alcuna incertezza.

Eppure anche nel limbo c’è qualcuno che i soldi li fa. Poco più di dieci anni prima la Toyota, allora misconosciuta azienda automobilistica giapponese, ha iniziato a conquistare il mondo distribuendo le sue macchine negli Stati Uniti. E per farlo si è rivolta, tra gli altri, al leggendario costruttore Carroll Shelby, che negli anni precedenti ha prestato il suo ingegno alla Ford per la costruzione di un’automobile che potesse battere la Ferrari alla 24 Ore di Le Mans (se vi sembra di aver già sentito questa storia è perché proprio l’anno scorso Hollywood ha deciso di farci un film, Ford v Ferrari, in cui Shelby è interpretato da Matt Damon). Dalla collaborazione tra Shelby e la Ford nascono alcune delle più iconiche macchine della storia automobilistica americana, come la Mustang o la Cobra, ma non grandi intuizioni imprenditoriali. Quando infatti Shelby va dal vicepresidente della Ford, Lee Iacocca, per un consiglio riguardo alla proposta della Toyota, quest’ultimo lo guarda sprezzante e gli risponde che i costruttori statunitensi di automobili «respingeranno i giapponesi nell’oceano». 

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Shelby, pensando che Iacocca se ne intenda, gira allora la proposta a uno dei suoi amici e compagni di autodromo, Thomas Friedkin, che invece non ci pensa due volte. Non sappiamo se la sua è un’intuizione o più voglia di voltare pagina. Nel 1969, quando riceve l’esclusiva dalla Toyota per vendere le sue macchine in Arkansas, Lousiana, Mississippi, Oklahoma e Texas, Thomas Friedkin ha appena 34 anni ma è già orfano di entrambi i genitori da quando ne aveva 28 e non gli è rimasto che gestire la compagnia aerea ereditata dal padre Kenny, la Pacific Southwest Airlines, e godersi la vita con sua moglie Susan. Fatto sta che dieci anni dopo, mentre in Iran cacciano lo scià fondando la repubblica islamica, la sua nuova società, la Gulf States Toyota, vende all’anno quasi 70mila automobili giapponesi, i cui innovativi motori che promettono di abbattere drasticamente il consumo di carburante sembrano una manna dal cielo, adesso che di benzina non ce n’è più. «Almeno un amico ha fatto i soldi», dirà Shelby anni più tardi, con una punta di amarezza per quel “miliardo di dollari” che nelle sue previsioni l’avrebbe fatto finire in una bara.

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Invece che per schiantarsi con una macchina, Thomas Friedkin quel miliardo di dollari lo utilizza per emanciparsi da quello che, ancora allora, era di fatto il suo lavoro a tempo pieno – e cioè il pilota di linea della sua stessa compagnia aerea. Per quanto possa sembrare paradossale, i Friedkin non hanno mai voluto dare l’impressione di essere degli imprenditori, forse perché conoscono l’intrinseca volgarità del denaro. Soprattutto, hanno avuto sempre la necessaria riservatezza per riuscirci. Bernie Little, un amico di Thomas Friedkin con cui era comproprietario di una corsa tra idrovolanti sponsorizzata dalla Budweiser, per esempio scoprì con sua grande sorpresa che controllava la Pacific Southwest Airlines solo quando gli chiese esplicitamente di vendergli un aereo per la sua compagnia.

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In ogni caso, con la fortuna della Gulf States Toyota, Thomas Friedkin si dedica ai suoi hobby. La caccia, le macchine, ma soprattutto gli aerei d’epoca, che inizia a collezionare come noi faremmo con i francobolli o i numeri di Dylan Dog. Una passione che forse è un riflesso della prematura perdita dal padre Kenny, che dopo un passato da istruttore di volo della Royal Air Force durante la Seconda Guerra Mondiale ha messo le basi della fortuna di famiglia fondando la Pacific Southwest Airlines – una compagnia aerea divenuta famosa negli anni ’50 per i sorrisi dipinti sotto il muso degli aerei, le minigonne cortissime delle sue hostess e i prezzi talmente bassi da assumere, tra gli uomini della Marina che frequentavano i suoi voli tra San Diego e San Francisco, il soprannome di Poor Sailor’s Airline (cioè letteralemente: “compagnia aerea del marinaio povero”).

Uno Spitfire, un Mustang, Northrop F-5B, e così via. La collezione di aerei d’epoca di Thomas Friedkin cresce fino a fare gola al mondo del cinema, che di quegli aerei ha bisogno per riprodurre la guerra o chissà cos’altro sullo schermo. I primi ad avvicinarsi sono i produttori di Baa Baa Black Sheep – una serie TV trasmessa sulla NBC tra il 1976 e il 1978 sulle avventure di una squadriglia di Marines di stanza nell’arcipelago delle Salomone durante la Seconda Guerra Mondiale – che avrebbero bisogno del suo Corsair. Friedkin accetta, ma ad una condizione: «L’aereo lo guido io». È la porta d’ingresso alla sua lunga e sorprendente carriera nel mondo del cinema, che lo vedrà interpretare (come attore o come stunt-man, poco cambia) soprattutto piloti di aerei o di elicotteri (per esempio ne Lo squalo 4 – La vendetta) ma anche ritagliarsi piccoli ruoli minori slegati dalla sua figura di collezionista di aerei d’epoca, come quello di un minatore ne Il cavaliere pallido – western del 1985 diretto e interpretato da Clint Eastwood.

Il cinema, comunque, è per Thomas Friedkin ciò che le camicie hawaiane erano per suo padre Kenny – e cioè un travestimento per sembrare più eccentrico del classico imprenditore miliardario. Nel frattempo, comunque, il suo impero cresce, cambiando. Nel 1986 vende la Pacific Southwest Airlines per circa 400 milioni di dollari alla USAir. Tre anni dopo – sfruttando un’altra delle sue passioni, la caccia – espande le proprie attività in Africa, fondando società di caccia e safari in Botswana (poi abbandonata) e Tanzania, dove controlla enormi fette di territorio in cambio di investimenti destinati alla conservazione e alla difesa della fauna. Oggi il Friedkin Conservation Fund consiste in un’area di circa 13mila chilometri quadrati (poco meno della Campania, per intenderci) in Tanzania, dove cerca di mantenere il fragilissimo equilibrio tra lo sfruttamento capitalistico del turismo di lusso (e quindi anche della caccia) e la lotta ai bracconieri.

La sua esperienza di imprenditore si chiude nel 2001, proprio mentre a Roma si festeggia quello scudetto senza il quale probabilmente il gruppo Friedkin non sarebbe mai venuto a conoscenza della squadra giallorossa. È l’anno in cui Thomas lascia ufficialmente la guida delle fortune di famiglie al figlio Dan, con la solita premura di non apparire troppo interessato alla sua stessa ricchezza. «In questi giorni sono praticamente uno scansafatiche», dichiara in un pezzo del tempo di Forbes che rimane una delle pochissime testimonianze della sua vita. «Non sono una persona avida, non voglio guadagnare fino all’ultimo dollaro». In quegli anni la Gulf States Toyota vende circa l’11% di tutte le Toyota comprate negli Stati Uniti

Il passaggio di consegne tra Thomas e Dan, quindi, non è violento e improvviso come quello tra Thomas e Kenny, che morì senza alcun preavviso nel 1962 a 47 anni – e accentua ancora di più l’impressione che in realtà non sia successo niente. Mai come nel caso dei Friedkin, infatti, si fa fatica a distinguere le vite dei padri da quelle dei figli. Anche lui appassionato di caccia (soprattutto al cervo), anche lui pilota di aerei d’epoca in alcuni film e serie TV, Dan ha portato avanti l’impero familiare con un culto della riservatezza se possibile ancora più ossessivo, al punto da riuscire a tenere all’oscuro della stampa la morte del padre (avvenuta nel marzo del 2017) per più di una settimana.

In pochi lavorano dietro le quinte come Dan Friedkin, insomma, che negli ultimi anni ha portato l’impero familiare a investire nel mondo del cinema (con una propria azienda di produzione cinematografica, la 30WEST, molto attenta ai film indipendenti), ma soprattutto a ritagliarsi un ruolo politico molto più definito in Texas. Negli ultimi anni Friedkin è diventato uno dei principali sostenitori del super-conservatore vice-governatore del Texas, Dan Patrick, che in cambio nel 2015 lo ha reso presidente della Commissione per i Parchi e la Fauna dello stato americano.

La Roma, in questo senso, è il primo investimento che rompe con la tradizione familiare, di cui aveva ricalcato le orme fino a quest’anno in maniera talmente attenta da arrivare ad emularla esplicitamente. In una delle sue apparizioni cinematografiche, quella nel finale di Dunkirk, Dan Friedkin pilota uno degli Spitfire della collezione di famiglia facendolo atterrare su una spiaggia deserta, in un’incredibile citazione sia della vita del nonno Kenny (pilota della RAF) sia di quella del padre Thomas (pilota per il cinema). 

Come loro desideroso di mostrarsi più grande della sua ricchezza, Dan Friedkin, in assenza di ulteriori dettagli sulla sua vita e sulla sua personalità, non si lascia definire da nulla se non dalla vita dei suoi avi. Chissà che anche per lui il 2020 non rappresenti l’inizio di una nuova era.

FONTE ULTIMO UOMO.COM

Dario Saltari nasce a Frascati nel 1989. Laureato in Relazioni Internazionali, scrive storie di finzione su eventi realmente accaduti per passione e storie vere su eventi di finzione per lavoro. Ha fondato l’Amsterdam Roma Club mentre era in Erasmus.

Serie A 2020-21: il calendario completo


1ª GIORNATA (and. 20-09-2020 – rit. 31-01-2021)

Benevento-Inter
Fiorentina-Torino
Genoa-Crotone
Juventus-Sampdoria
Lazio-Atalanta
Milan-Bologna
Parma-Napoli
Sassuolo-Cagliari
Udinese-Spezia
Hellas Verona-Roma



2ª GIORNATA (and. 27-09-2020 – rit. 07-02-2021)
Bologna-Parma
Cagliari-Lazio
Crotone-Milan
Inter-Fiorentina
Napoli-Genoa
Roma-Juventus
Sampdoria-Benevento
Spezia-Sassuolo
Torino-Atalanta
Hellas Verona-Udinese

3ª GIORNATA (and. 04-10-2020 – rit. 07-02-2020)
Atalanta-Cagliari
Benevento-Bologna
Fiorentina-Sampdoria
Genoa-Torino
Juventus-Napoli
Lazio-Inter
Milan-Spezia
Parma-Hellas Verona
Sassuolo-Crotone
Udinese-Roma

4ª GIORNATA (and. 18-10-2020 – rit. 21-02-2020)
Bologna-Sassuolo
Crotone-Juventus
Inter-Milan
Napoli-Atalanta
Roma-Benevento
Sampdoria-Lazio
Spezia-Fiorentina
Torino-Cagliari
Udinese-Parma
Hellas Verona-Genoa

5ª GIORNATA (and. 25-10-2020 – rit. 28-02-2021)
Atalanta-Sampdoria
Benevento-Napoli
Cagliari-Crotone
Fiorentina-Udinese
Genoa-Inter
Juventus-Hellas Verona
Lazio-Bologna
Milan-Roma
Parma-Spezia
Sassuolo-Torino

6ª GIORNATA (and. 01-11-2020 – rit. 03-03-2021)
Bologna-Cagliari
Crotone-Atalanta
Inter-Parma
Napoli-Sassuolo
Roma-Fiorentina
Sampdoria-Genoa
Spezia-Juventus
Torino-Lazio
Udinese-Milan
Hellas Verona-Benevento

7ª GIORNATA (and. 08-11-2020 – rit. 07-03-2021)
Atalanta-Inter
Benevento-Spezia
Bologna-Napoli
Cagliari-Sampdoria
Genoa-Roma
Lazio-Juventus
Milan-Hellas Verona
Parma-Fiorentina
Sassuolo-Udinese
Torino-Crotone

8ª GIORNATA (and. 22-11-2020 – rit. 14-03-2021) Crotone-Lazio
Fiorentina-Benevento
Inter-Torino
Juventus-Cagliari
Napoli-Milan
Roma-Parma
Sampdoria-Bologna
Spezia-Atalanta
Udinese-Genoa
Hellas Verona-Sassuolo

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9ª GIORNATA (and. 29-11-2020 – rit. 21-03-2021)
Atalanta-Hellas Verona
Benevento-Juventus
Bologna-Crotone
Cagliari-Spezia
Genoa-Parma
Lazio-Udinese
Milan-Fiorentina
Napoli-Roma
Sassuolo-Inter
Torino-Sampdoria

10ª GIORNATA (and. 06-12-2020 – rit. 03-04-2021)
Crotone-Napoli
Fiorentina-Genoa
Inter-Bologna
Juventus-Torino
Parma-Benevento
Roma-Sassuolo
Sampdoria-Milan
Spezia-Lazio
Udinese-Atalanta
Hellas Verona-Cagliari

11ª GIORNATA (and. 13-12-2020 – rit. 11-04-2021)
Atalanta-Fiorentina
Bologna-Roma
Cagliari-Inter
Crotone-Spezia
Genoa-Juventus
Lazio-Hellas Verona
Milan-Parma
Napoli-Sampdoria
Sassuolo-Benevento
Torino-Udinese

12ª GIORNATA (and. 16-12-2020 – rit. 18-04-2021)
Benevento-Lazio
Fiorentina-Sassuolo
Genoa-Milan
Inter-Napoli
Juventus-Atalanta
Parma-Cagliari
Roma-Torino
Spezia-Bologna
Udinese-Crotone
Hellas Verona-Sampdoria

13ª GIORNATA (and. 20-12-2020 – rit. 21-04-2021)
Atalanta-Roma
Benevento-Genoa
Cagliari-Udinese
Fiorentina-Hellas Verona
Inter-SpeziaLazio-Napoli
Parma-Juventus
Sampdoria-Crotone
Sassuolo-Milan
Torino-Bologna

14ª GIORNATA (and. 23-12-2020 – rit. 25-04-2021)
Bologna-Atalanta
Crotone-Parma
Juventus-Fiorentina
Milan-Lazio
Napoli-Torino
Roma-Cagliari
Sampdoria-Sassuolo
Spezia-Genoa
Udinese-Benevento
Hellas Verona-Inter

15ª GIORNATA (and. 03-01-2021 – rit. 02-05-2021)
Atalanta-Sassuolo
Benevento-Milan
Cagliari-Napoli
Fiorentina-Bologna
Genoa-Lazio
Inter-Crotone
Juventus-Udinese
Parma-Torino
Roma-Sampdoria
Spezia-Hellas Verona

16ª GIORNATA (and. 06-01-2021 – rit. 09-05-2021)
Atalanta-Parma
Bologna-Udinese
Cagliari-Benevento
Crotone-Roma
Lazio-Fiorentina
Milan-Juventus
Napoli-Spezia
Sampdoria-Inter
Sassuolo-Genoa
Torino-Hellas Verona

17ª GIORNATA (and. 10-01-2021 – rit. 12-05-2021)
Benevento-Atalanta
Fiorentina-Cagliari
Genoa-Bologna
Juventus-Sassuolo
Milan-Torino
Parma-Lazio
Roma-Inter
Spezia-Sampdoria
Udinese-Napoli
Hellas Verona-Crotone

18ª GIORNATA (and. 17-01-2021 – rit. 16-05-2021)
Atalanta-Genoa
Bologna-Hellas Verona
Cagliari-Milan
Crotone-Benevento
Inter-Juventus
Lazio-Roma
Napoli-Fiorentina
Sampdoria-Udinese
Sassuolo-Parma
Torino-Spezia

19ª GIORNATA (and. 24-01-2021 – rit. 23-05-2021)
Benevento-Torino
Fiorentina-Crotone
Genoa-Cagliari
Juventus-Bologna
Lazio-Sassuolo
Milan-Atalanta
Parma-Sampdoria
Roma-Spezia
Udinese-Inter
Hellas Verona-Napoli


Queste le date della stagione:

INIZIO: 19-20 Settembre

FINE: 22-23 Maggio

INFRASETTIMANALI: 16 Dicembre, 23 Dicembre, 6 Gennaio, 3 Febbraio, 21 Aprile, 12 Maggio.

SOSTE: 10-11 Ottobre, 14-15 Novembre, 24 Dicembre, 2 Gennaio, 27-28 Marzo.

Serie A 2020-21: il calendario completo


Oggi è il giorno in cui verrà svelato il calendario della Serie A 2020-21.
 

1ª GIORNATA (and. 20-09-2020 – rit. 31-01-2021)

Benevento-Inter
Fiorentina-Torino
Genoa-Crotone
Juventus-Sampdoria
Lazio-Atalanta
Milan-Bologna
Parma-Napoli
Sassuolo-Cagliari
Udinese-Spezia
Hellas Verona-Roma



2ª GIORNATA (and. 27-09-2020 – rit. 07-02-2021)
Bologna-Parma
Cagliari-Lazio
Crotone-Milan
Inter-Fiorentina
Napoli-Genoa
Roma-Juventus
Sampdoria-Benevento
Spezia-Sassuolo
Torino-Atalanta
Hellas Verona-Udinese

3ª GIORNATA (and. 04-10-2020 – rit. 07-02-2020)
Atalanta-Cagliari
Benevento-Bologna
Fiorentina-Sampdoria
Genoa-Torino
Juventus-Napoli
Lazio-Inter
Milan-Spezia
Parma-Hellas Verona
Sassuolo-Crotone
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Queste le date della stagione:

INIZIO: 19-20 Settembre
FINE: 22-23 Maggio

INFRASETTIMANALI: 16 Dicembre, 23 Dicembre, 6 Gennaio, 3 Febbraio, 21 Aprile, 12 Maggio.

SOSTE: 10-11 Ottobre, 14-15 Novembre, 24 Dicembre, 2 Gennaio, 27-28 Marzo.

Milik, il polacco ha detto sì alla Roma

Dalla Bosnia alla Polonia, da Edin ad Arkadiusz. Il cambio di bomber che appassiona i tifosi di Juve, Inter, Roma e Napoli è giunto alla fase decisiva proprio in concomitanza con l’apertura ufficiale di questo strano mercato di settembre. Ma attenzione ai colpi di scena di giornata. Dzeko, infatti, dopo aver detto sì alla Juve ora si ritrova di nuovo vicina l’Inter. Marotta ha sentito l’agente del bosniaco trovando più di un sorriso. Un inserimento improvviso dettato dalla voglia di Suarez da parte della Juve ma pure dalla stima tra Conte e lo stesso Dzeko. I bianconeri restano in vantaggio, ma la Roma ha fretta di chiudere anche perché sul versante Milik ci sono stati passi in avanti. Il polacco, declassato dalla stessa Juve, si è deciso a dire sì al nuovo progetto di Friedkin e avrebbe avuto un primo contatto telefonico con Fonseca dopo quello tra Pirlo e Dzeko. C’è da trovare l’accordo col Napoli ma anche in questo senso da ieri circola maggiore ottimismo. Con gli azzurri c’è in ballo un maxi scambio che coinvolgerebbe sicuramente Under e Riccardi mentre gli affari Veretout, Meret e Maksimovic sembrano slegati dalla trattativa per Milik.

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Al Napoli andrebbero i due giovani più 10 milioni mentre il polacco (in scadenza 2021) firmerebbe un quadriennale da 4,5 milioni più bonus e diritti d’immagine. Quasi la metà dell’ingaggio di Dzeko che sembra aver convinto anche la moglie Amra a lasciare la capitale dopo 5 anni tra (tante) luci ed ombre. L’ultima in Germania, subito dopo la sconfitta col Siviglia che avrebbe portato sia Edin sia Kolarov (a un passo dall’Inter) a rompere con Fonseca.«E’ un’operazione che accontenta tutti. Il polacco può fare le fortune dei giallorossi per 5 anni Dzeko guadagna troppo rispetto al valore della squadra, è l’ultima occasione per venderlo», le parole del Bomber per antonomasia ovvero Pruzzo. L’ex ds Sabatini invece è addolorato: «Spero che Edin non vada alla Juve, mio figlio è romanista e gli farebbe male vedere il capitano andare via così, anche se è giusto che faccia ciò che ritiene più giusto». Poi l’attacco a Pallotta: «Non era innamorato della Roma e di Roma, e non si fa calcio senza amore e passione». Nel frattempo ha salutato definitivamente Schick. Il ceco è stato ceduto al Leverkusen per 28 milioni. Con 18 Fienga riporterà Smalling. In partenza pure Fazio (Cagliari o Fiorentina) mentre Juan Jesus passa al Genoa. Al loro posto possibile l’arrivo di Nehuen Perez, capitano dell’Argentina U20 di proprietà dell’Atletico Madrid. 

FONTE F. Balzani

Totti rivuole la Roma

Queste sono le frasi che lasciano la mente e i sogni liberi di spaziare, a seconda delle interpretazioni. Di sicuro, per la prima volta, Francesco Totti manda un messaggio diretto alla Roma: se mi cercate, «anche per prendere un caffè», ci sono.

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Ha aspettato strategicamente il passaggio di proprietà, Totti, prima di concedere una lunga intervista a Paolo Condò per “La Repubblica”. Non avrebbe mai parlato di un possibile ritorno con Pallotta e i suoi legionari ancora al potere. A novembre anzi aveva manifestato scetticismo davanti all’ipotesi che Dan Friedkin potesse comprare il club perché «una volta che metti le mani dentro, capisci cosa c’è nella Roma». Ma adesso che il closing è realtà, Totti si è detto disponibile ad ascoltare proposte anche se «al momento non c’è stato nessun contatto». A Friedkin, di cui gli ha parlato bene l’amico Malagò, riconosce un ingresso ben studiato: «Ha capito in fretta la cosa fondamentale: a Roma la proprietà dev’essere fisicamente presente, e l’annuncio che il figlio Ryan verrà a vivere qui va nella giusta direzione. Pallotta ha commesso degli errori perché decideva in base a notizie riportate. Il proprietario deve viverle in diretta». Anche per Guido Fienga, a cui spedì la lettera di dimissioni lo scorso anno, usa parole dolci: «Malgrado tutto (…) il rapporto con il Ceo è rimasto ottimo (…) 

FONTE R. Maida

Totti: Io e la Roma siamo destinati a ritrovarci. Friedkin non farà gli stessi errori di Pallotta

Nella parte finale del docufilm in uscita a ottobre, Mi chiamo Francesco Totti, c’è una scena di fortissimo impatto emotivo. E’ il 28 maggio del 2017, qualche minuto dopo la conclusione della sua ultima partita. Nel ventre dell’Olimpico, Totti sta aspettando di essere richiamato in campo per la lunga cerimonia dell’addio. Molte persone gli si agitano attorno, preparando luci, microfoni e tappeti da stendere. Francesco è seduto su un gradone grigio con lo sguardo perso nel vuoto, l’aria affranta. Malgrado l’animazione che lo circonda, è un attimo di perfetta solitudine: quello in cui si sta chiedendo cosa verrà dopo, ma con l’angoscia di chi già rimpiange ciò che è stato. Il regista Alex Infascelli, piazza a questo punto un vecchio Baglioni, di quelli che ti ripassano la giovinezza in un amen, e l’astuzia va subito a bersaglio. «Ilary è crollata lì. Ha pianto come una fontana».

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E lei, Totti?«Mi sono commosso anch’io. Ma sa quando è arrivata un’altra botta? Due settimane fa, quando abbiamo preso nella nostra agenzia Mattia Almaviva, proprio il ragazzo a cui consegnai la fascia da capitano. Non ci eravamo più rivisti da allora e mi sono emozionato ad ascoltare il suo racconto. Quel giorno venne allo stadio senza sapere niente, non doveva toccare a lui ma al capitano dei più piccoli. Siccome però gli esordienti avevano una gara distante e non facevano in tempo a rientrare all’Olimpico lo informarono che sarebbe toccato a lui. Non so a chi dei due tremassero più le gambe, quel pomeriggio».

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Come procede la sua nuova attività? Ormai gli assistiti sono parecchi, quasi tutti giovanissimi.«E’ molto divertente il momento in cui i nuovi assistiti entrano nella sala riunioni e trovano me.Voglio dire che firmando con la nostra agenzia, e sottolineo la nostra perché in Italia io posso fare solo scouting e quindi i rapporti con i club li cura il mio socio, i ragazzi si aspettano di parlare con un procuratore. Invece ci sono io, e sul momento restano a bocca aperta. Devo dire che il mio appeal è ancora discreto, sui giovani e sui genitori».

E sulla Roma, par di capire. La maggior parte dei suoi ragazzi viene dal suo vecchio club, il che è strano considerato il modo polemico nel quale vi siete separati l’anno scorso.«È vero. Malgrado tutto, però, il rapporto con il ceo Guido Fienga è rimasto ottimo. E sul fatto che la Roma gradisca avermi come interlocutore quando si tratta di assistere un giovane, di fare il suo bene nel senso più ampio, beh… l’ho notato anch’io. Con piacere, naturalmente».

Totti, quando rientra nella Roma?«Non è la domanda giusta. Troppo diretta, questa è una storia di sfumature. Se lei mi chiede quando incontrerò la famiglia Friedkin le rispondo: quando mi inviteranno a prendere un caffè, e sinceramente penso che succederà. Ma al momento non c’è stato alcun contatto».

Che idea si è fatto della nuova proprietà?«Dan Friedkin ha capito in fretta la cosa fondamentale: a Roma la proprietà dev’essere fisicamente presente, e l’annuncio che il figlio Ryan verrà a vivere qui va nella giusta direzione. Pallotta ha commesso degli errori perché decideva in base a notizie riportate. Il proprietario deve viverle in diretta».

Sempre convinto che la direzione tecnica spetti a un ex giocatore?«Le faccio un esempio e non è il solito Bayern, che pure ha appena vinto la Champions con Rumenigge, Hoeness e Kahn in prima fila. Mi dica quanto è forte Theo Hernandez. Tanto, vero? Beh, l’ha scelto Paolo Maldini, che di terzini sinistri, e non solo, evidentemente se ne intende».

Il buon rapporto con Fienga, plenipotenziario degli americani, lascia intendere che la ricomposizione sia possibile?
«La situazione è in questi termini: dopo lo strappo dell’anno scorso mi sono reinventato una vita professionale interessante e piacevole. Lavoro con vecchi amici: Candela segue la Francia, Aldair il Sudamerica. Assieme cerchiamo ragazzi con qualità di base notevoli, e spieghiamo loro la mentalità che porta al vertice. I contratti vengono dopo, sono una conseguenza, io ti dico come devi vivere per meritarteli, ed è abbastanza normale che se glielo assicura Totti un ragazzo ci crede. Questo vuol dire che non brucio dall’esigenza di cambiare, ho trovato un’altra cosa che mi appassiona. Messa in chiaro la premessa, è naturale pensare che prima o poi io e la Roma ci ritroveremo. Ma i tempi non li detto io, e soprattutto non aspetto che succeda seduto a far niente sul divano di casa».


Fuori Trigoria sì, però. L’hanno segnalata più volte.
«E’ complicato da spiegare. O forse no. Al mattino porto Cristian all’allenamento ma non entro, non mi va. Se la sessione è lunga torno a casa, se invece è breve lo aspetto sul retro, nel parcheggio all’ombra, sbrigo un po’ di telefonate, sono sempre in arretrato. Ma dopo qualche minuto arrivano Vito Scala, i magazzinieri, tutto il personale di Trigoria che ha vissuto con me per 25 anni, gente che mi vuol bene. Hanno visto Cristian, sanno che sono lì fuori. Prendiamo un caffè, si chiacchiera, si sorride». Non è un po’ malinconico restare fuori Trigoria quando ovviamente sarebbe accolto con tutti gli onori?«Sono stato qualcuno lì dentro. Ci tornerò a tempo debito».

Questa è l’estate in cui la Juventus ha scelto per la panchina Pirlo, Gattuso ha rilanciato il Napoli, Pippo Inzaghi ha riconquistato la A col Benevento e Nesta l’ha sfiorata col Frosinone. In cui il suo amico De Rossi è stato accostato alla Fiorentina. I club, anche importanti, sembrano fidarsi dei campioni del mondo.«E’ una tendenza nata dal successo di Zidane. Quando parla un allenatore che è stato un campione, lo spogliatoio ascolta perché lo rispetta. Naturalmente deve esserci una capacità tecnica, se il campione è un bluff viene scoperto e finisce tutto. Però il rispetto per il tuo passato ti garantisce un po’ di tempo in più, e Gattuso per esempio l’ha sfruttato benissimo. Pirlo? E’ una persona d’oro, spero sinceramente che ce la faccia e devo dire che la Juve difficilmente sbaglia una scelta. Ma non mi aspettavo un passo così deciso, non è normale che un debuttante riceva un incarico gravato da simili aspettative. Andrea dovrà essere Pirlo, vale a dire un fuoriclasse, anche in panchina. E da subito»

De Rossi sarebbe ugualmente pronto?«Sento spesso Daniele, è carico come una sveglia per allenare, per me sarebbe prontissimo e trovavo adeguata l’idea Fiorentina. La Roma per ora lasciamola stare, Fonseca ha fatto una buona prima stagione, ha perso qualche punto dopo la ripresa ma Atalanta e Lazio erano comunque irraggiungibili».

Come ha giudicato la complessa conferma di Conte all’Inter? Cercare di ingaggiarlo era stata la sua ultima missione da dirigente della Roma. 
«E pensavo di avercela fatta, chieda a Fienga, anche lui ormai si stava convincendo. Parlai con Antonio per dieci giorni in modo sempre più dettagliato, voleva sapere tutto, giocatori da cedere e giocatori da prendere, clima interno allo spogliatoio, ricordo che pretendeva soltanto tre figure a contatto con la squadra, gli altri tutti lontani, e l’avremmo accontentato. Ci rimasi male, quando alla fine scelse l’Inter».

Sostenere che Zaniolo sia il suo erede non significa fargli un piacere, ma è ovvio che un talento del genere induca a certi pensieri. Lei gli ha pure affittato casa…
«Sì, ma della sua vita so poco. Non è che vada ogni mese a riscuotere la pigione».

Okay, ma un’idea se la sarà fatta.«Zaniolo può diventare un grandissimo. È il talento più cristallino della nuova generazione, deve maturare come persona e in campo ma è inutile farla troppo lunga, succede a tutti i ventenni. Il consiglio migliore che gli posso dare è quello di legarsi a Lorenzo Pellegrini, perché è la persona che è, e perché da romano sa gestire bene privilegi e rischi del giovane campione in una città così differente dalle altre».

Differente perché? A volte da fuori si stenta a capirlo.
«Per l’amore. Come si sa, io non mi sono ritirato volentieri. Mi consolavo pensando che una volta chiusa la carriera mi sarei almeno riappropriato di una vita. Invece il legame con la gente è diventato ancora più stretto, e aumenta, aumenta ogni giorno. E siccome dopo il ritiro qualche momento amaro l’ho passato, e non ero abituato, mi tengo stretto l’affetto popolare, altro che respirare un po’».

Come se lo spiega?«Sempre allo stesso modo, perché sono rimasto. I tifosi le vedono le finali di Champions, l’anno scorso Salah e Alisson, quest’anno Marquinhos e Paredes: i giocatori forti da qui sono passati, ma se ne sono pure andati. Non tutti, però. Io e Daniele siamo rimasti».

Eppure sui social siete stati anche criticati.
«Lei crede ai social? Io no. Neanche li leggevo, finché non mi hanno segnalato certi commenti bavosi alla famosa copertina di Gente… ecco, questa è una storia che ha mandato Ilary e me fuori di testa. Ci saranno conseguenze legali».



FONTE P. Condò

Napoli-Roma “due per tre”

La frase pronunciata ieri da De Laurentiis in merito al futuro di Arkadiusz Milik, («Stiamo lavorando, vediamo cosa accadrà nei prossimi giorni»), è la chiave fondamentale di una storia che gradualmente si avvia al gran finale. Nulla è ancora scritto, certo, però la riunione andata in scena domenica allo Sport Village Hotel di Castel di Sangro con David Pantak, storico manager dell’attaccante polacco, è servita a mettere dei punti fermi.

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Ovvero: l’offerta della Juve – un po’ di milioni e il cartellino di Romero – è stata respinta senza possibilità di replica, tanto che ormai l’unico obiettivo bianconero è diventato Edin Dzeko; mentre quello della Roma – una quindicina di milioni più Under e Riccardi -, è stata ritenuta estremamente interessante. Tutte le strade di Arek portano a Roma, in questo momento, anche perché se lui dovesse rifiutare, dopo aver declinato l’invito al rinnovo del contratto in scadenza nel 2021, il Napoli non avrebbe alcun problema a tenerlo fermo per tutta la stagione. Fienga è stato chiaro con De Laurentiis: girerà idealmente sul conto del Napoli i soldi che riuscirà a ottenere dalla Juve per il centravanti bosniaco. Una cifra che dovrebbe raggiungere i 12 milioni, compresi i bonus.  E allora, Milik e la Roma. O meglio, il grande scatto della Roma sull’erede designato di Dzeko, a sua volta in trepida attesa: Edin, infatti, sarà liberato per andare alla Juve soltanto quando il polacco accetterà la cessione, scartando così l’ipotesi di restare a scadenza per poi sentirsi libero di firmare a parametro zero per la società che sceglierà lui. (…)

FONTE  G. D’Ubaldo – F. Mandarini

Roma giovane e snella: Friedkin impone il lifting

Dan Friedkin è stato subito inequivocabile con Guido Fienga, principale e, al momento, unico, riferimento del texano nella Capitale: la Roma è da rivedere e correggere. Non da ridimensionare, ma da mettere in sicurezza. Nel bilancio, anche passando dal campo. I debiti accumulati nei 9 anni dell’éra Pallotta sono spaventosi e soprattutto ingombranti per la nuova gestione. Quindi bisogna tagliare in ogni settore del club che, con il 5° posto in classifica (e il 6° della stagione precedente) è sovradimensionato. Il presidente lo ha chiarito al ceo prima ancora di ribadire la linea, durante la conference call della scorsa settimana, a Paulo Fonseca, già comunque a conoscenza del piano impostato dal gruppo di Houston. La squadra, dunque, diventerà più giovane per la partenza, ormai annunciata, di qualche leader dello spogliatoio. Ogni investimento sarà mirato, cercando di tenere bassa l’età media (priorità a chi ha al massimo 25-26 anni). La rosa dagli attuali 35 giocatori dovrà scendere a 23. E il monte stipendi sarà abbassato almeno del 20 per cento: da 140 milioni a 115.

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STRAPPO ALLA REGOLA

Giovane, insomma. In primo piano Pellegrini e Zaniolo. E senza farsi confondere da qualche operazione più o meno recente o in fieri. Tipo l’acquisto (tra l’altro di Baldini) a costo zero di Pedro (33 anni), la conferma di Mkhitaryan (31), il possibile ritorno di Smalling (31 a novembre) e la presenza del secondo portiere Mirante (37). E nemmeno dall’addio di Schick (24) o di altri ragazzi che andranno via per far sì che, entro giugno, si certifichino plusvalenze per 100 milioni: ecco perché sono nella lista dei partenti anche Under (23), Kluivert (21) e addirittura Riccardi (19) che si aggiunge a Coric (23) e Antonucci (21). Il lavoro di Fienga e del ds De Sanctis è concentrato sui big che presto saluteranno: Kolarov (35 anni a novembre), Dzeko (34), Fazio (33), Olsen (30) e Jesus (29). (…)

FONTE IL MESSAGGERO

Schick al Bayer Leverkusen, ci siamo: la Roma incasserà quasi 30 milioni

Da limare gli ultimi dettagli: i tedeschi si avvicineranno alla cifra richiesta dai giallorossi con alcuni bonus

È fatta per la cessione al Bayer Leverkusen di Patrik Schick, che dunque rimarrà in Bundesliga dopo la stagione trascorsa in prestito al Lipsia. La trattativa tra la Roma e le “Aspirine” è ai dettagli: compresa la parte relativa ai bonus, il club tedesco pagherà ai giallorossi una cifra poco inferiore ai 29 milioni inizialmente richiesti. Come riporta “Gazzetta.it”, la punta si è recata personalmente a Trigoria assieme all’agente Pavel Paska per chiudere il rapporto con la Roma.

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Sarà l’ex blucerchiato uno degli eredi di Havertz e Volland, che saluteranno a breve la Germania per trasferirsi rispettivamente al Chelsea e al Monaco. Il tecnico Peter Bosz aveva annunciato l’arrivo di qualche rinforzo: “Senza di loro perdiamo trenta gol e trenta assist, quindi sessanta punti. Dovremo fare sicuramente qualcosa sul mercato”, le sue dichiarazioni nell’ultima intervista. Il primo di questi rinforzi sarà appunto Schick.

L’attaccante ceco, acquistato nel 2017 dalla Sampdoria per circa 40 milioni tra parte fissa e percentuale di rivendita (già calcolata nell’ultimo bilancio), saluta dopo due campionati deludenti, avendo segnato solo 5 gol in 46 presenze con la maglia giallorossa. La metà di quelli siglati con il Lipsia fino allo scorso giugno, un’esperienza positiva che avrebbe potuto continuare senza le richieste della società targata Red Bull, per nulla intenzionata ad andare oltre i 22 milioni proposti alla Roma in estate. Offerta rifiutata dai capitolini, che speravano in un’asta, come già aveva lasciato intendere l’ex direttore sportivo Petrachi. Con il trasferimento di Schick, la Roma otterrà una plusvalenza di circa 10 milioni.

L’agente di Vlahovic a Trigoria: la Fiorentina chiede circa 30 milioni

Il serbo classe 2000 potrebbe essere il centravanti di riserva che vuole anche Fonseca

Prima le cessioni, ma la Roma non perde d’occhio neanche qualche possibile occasione in entrata. Nei giorni scorsi è stato a Trigoria Darko Ristic, l’agente di Dusan Vlahovic della Fiorentina.

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Il serbo vorrebbe lasciare la Fiorentina e fare un salto in avanti nella propria carriera e si è “proposto” alla Roma: il procuratore – riporta “Il Tempo” – ha fatto presente al club giallorosso che i viole chiedono tra i 25 e i 30 milioni di euro. Una cifra molto alta anche per le casse di Trigoria ma la volontà dell’attaccante e la formula potrebbero facilitare la trattativa. In stagione 35 presenze con 9 gol e 2 assist in quasi 1900′ di utilizzo. Rappresenterebbe l’alternativa ideale alla prima punta titolare, che sia Dzeko oppure Milik, ma anche giocare in coppia con uno di loro due.

FONTE “Il Tempo

Lo United non risponde ai giallorossi per Smalling

Fienga ha come priorità il riscatto di Smalling. Il Manchester United, però, non ha più risposto alla Roma che non ha alzato la proposta originaria, 14 milioni. Riportare il centrale a Trigoria è una priorità, molto più rispetto all’esigenza di trovare un nuovo centravanti. Che Dzeko abbia un accordo con la Juventus poco importa.

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A Trigoria stanno provando ad uscire dall’angolo. Non semplice perché sia il Napoli che il club bianconero tengono bloccato il mercato. Paratici con l’intesa raggiunta con Dzeko e non liberando Milik, De Laurentiis invece aprendo alla Roma ma alle sue condizioni. Ossia volendo imbastire un doppio scambio inserendo anche i cartellini di Veretout e Maksimovic, oltre a quelli già noti di Milik e Under. A Trigoria però il serbo non convince e l’intenzione è quella di non cedere Veretout. La volontà rimane dunque quella di sacrificare i soli Cengiz e Riccardi, girando la decina di milioni che arriveranno dalla Juventus per Dzeko.