Napoli-Roma, venduti già 28 mila biglietti. Vietata la trasferta ai residenti della Regione Lazio

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Dopo la vittoria di Cagliari, anche per il Napoli è iniziata la settimana che porta al big match di sabato sera contro la Roma. Una sfida decisamente molto attesa dai tifosi azzurri, come dimostrano i numeri annunciati dalla società partenopea sul proprio sito ufficiale: “Sono stati già venduti 28.000 biglietti, inclusa la quota abbonati. La Determinazione n° 8 del 21 febbraio 2018 classifica l’evento Napoli-Roma tra quelli connotati da alti profili di rischio e rinvia le valutazioni al Comitato di Analisi per la Sicurezza delle Manifestazioni Sportive, ai fini dell’individuazione delle misure di rigore – ricorda inoltre la nota -. Per tale motivo, al momento, il settore ospiti non sarà posto in vendita, e la vendita degli altri settori è vietata ai residenti nella Regione Lazio”.

Da Roma a Boston: Monchi incontra Pallotta e conferma Di Francesco

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 – Una giornata con il presidente. Potrebbe essere un buon titolo per un film. Nello specifico è la full immersion che el señor Monchi ha fatto nelle ultime ventiquattro ore con Jimmy Pallotta. Incontro programmato da tempo e non figlio, che sarebbe pure stato legittimo, delle ultime delusioni di una Roma risprofondata al centro di una crisi tecnica e ambientale.

Da Trigoria ci raccontano, peraltro senza troppi particolari, che si è trattato di un incontro di natura soprattutto tecnologica. Cioè l’illustrazione e spiegazione di un innovativo software che come obiettivo ha quello di facilitare la scoperta di giovani talenti, campo a cui è molto sensibile il presidente. Domanda inevitabile: ma allora perché non è partito il capo scouting, Francesco Vallone che in questo campo se ne intende come pochi al mondo? La risposta è che non è mai stata prevista la sua partenza per Boston e che le notizie uscite in precedenza a proposito di un viaggio in coppia erano destituite di ogni fondamento.

“MONEY BALL – L’ALGORITMO VINCENTE” – Eppure, sempre per quello che ci raccontano, l’incontro tecnologico in una Boston con temperature migliori di quelle con cui ci stiamo confrontando in questi giorni a Roma, c’è stato. Un incontro prolungato e dettagliato. A cui avrebbero partecipato anche i figli del presidente da sempre molto interessati all’argomento ed esperti di informatica. L’obiettivo che la Roma sta perseguendo è quello tipo il film “Money ball” dove il protagonista grazie alla tecnologia riesce a trasformare una squadra perdente in una vincente. Grazie a un algoritmo capace di individuare i giocatori migliori.

Roba che a un personaggio come Walter Sabatini faceva drizzare i capelli. Non altrettanto al señor Monchi, e non per una questione che i capelli sono un ricordo. L’ex ds del Siviglia è molto interessato a questi aspetti innovativi del calcio, convinto che come minimo possano abbreviare i tempi di lavoro, fermo restando che poi in ogni caso non si potrebbe fare a meno della visione diretta del giocatore. In questo senso la Roma già da tempo sfrutta la tecnologia, basti dire, tanto per fare un esempio, che in tutte le Academy colorate di giallorosso, gli allenatori ogni giorno devono dare un voto e scrivere una scheda su ciascun ragazzino. L’attuale software utilizzato dalla Roma si chiama Tag.bio (evitare battute, please) sul quale sono stati investiti circa 250.000 dollari per migliorarlo. Una tecnologia che è al servizio del capo scouting Vallone e dei suoi nove collaboratori e che prevede, per qualsiasi giocatore venga selezionato, che ognuno dia un voto al calciatore in questione arricchendolo con una scheda.

PALLOTTA FURIOSO – Fin qui l’ufficialità che, ci rendiamo conto, può anche indurre a dire ma a noi cosa ce ne importa di tutto questo? Comprendiamo. Perché quello che conta è il dopo della full immersion tecnologica. Cioè il tete a tete successivo tra presidente e direttore sportivo. Monchi ha trovato un Pallotta piuttosto su di giri, sia chiaro non per questione etiliche, ma perché non è certo soddisfatto dell’ultimo periodo della Roma, sia del tecnico che dei calciatori. Nessuna sorpresa, peraltro, visto che i contatti tra Boston sono quotidiani e ripetuti.

FIDUCIA A DI FRANCESCO – Su quello che i due si sono detti, c’è un riserbo comprensibile e totale. Ma crediamo di non dire un’eresia se tra presidente e direttore sportivo si sia parlato anche di presente e futuro. Cominciando dall’allenatore. E pure qui non crediamo di sbagliare, se ribadiamo come la fiducia del direttore sportivo nei confronti del tecnico sia rimasta la stessa di quando decise di prenderlo per la panchina della Roma. Non rischia Eusebio e solo un tracollo nelle prossime partite tale da azzerare le possibilità di qualificazione per la prossima Champions League, potrebbe metterne in dubbio la conferma come da contratto. Diverso il discorso per quel che riguarda i giocatori. Su quelli si lavorerà e parecchio nel prossimo mercato.

TRE SCENARI – Già, ma quale budget per il mercato? Monchi sta lavorando su tre scenari. Il primo, quello più ottimista: Roma qualificata per la prossima Champions League, ai quarti di finale della stessa coppa di quest’anno, l’ufficialità di uno sponsor. Il secondo, una via di mezzo: con due delle opzioni soprascritte realizzate o, peggio, con una soltanto. Il terzo, il peggiore: nessuno dei tre obiettivi viene centrato e allora la situazione si complicherebbe parecchio. In ogni caso, questo tipo di discorsi possono essere stati soltanto teorici, potranno trasformarsi solo nel momento in cui si saprà, a grandi linee, che tipo di fatturato sarà prevedibile per il prossimo esercizio.

Non resta che aspettare. Intanto oggi Monchi si imbarcherà alla volta di Roma dove arriverà in serata. E Pallotta? Rimarrà a Boston anche se pare stia valutando la possibilità di presentarsi a Roma per la sfida di ritorno con lo Shakhtar. Festeggiare la qualificazione ai quarti lo rasserenerebbe. E pure parecchio.

FONTE      IL ROMANISTA – TORERI

TESTE DI CALCIO

 

Dzeko è un pupazzo di neve. Cadono gli Spelacchio sulle macchine. La Uefa respinge la VAR

TESTE DI CALCIO – Avviso ai naviganti: tutto quello che è scritto qui è frutto dell’incoscienza di una rubrica priva di freni inibitori. Non prendere il tutto troppo seriamente (e, perchè no, distendi la bocca in un sorriso).

Scende fitta la neve a Roma. Fiocco dopo fiocco, inizia a attecchire sull’asfalto. Ma non è l’unica cosa che cade a Roma. Anche gli alberi vengono giù che è una meraviglia, baciando macchine e motorini parcheggiati creando un’armonia di colori e forme davvero intensa. Sicuramente piacerà anche ai proprietari delle auto danneggiate. Possiamo tranquillizzare tutti: nessun rischio per il sindaco Virginia Raggi. L’auto lei non ce l’ha ed in più per fortuna non era a Roma, bensì in Messico per un convegno sul clima. Fiuuu, meno male. La sindaca ha inoltre rassicurato la cittadinanza romana da oltreoceano: Spelacchio era con lei, sta bene ed è sano e salvo. I cittadini romani ora possono dormire sonni tranquilli.

Eh sì, ormai lo avete capito. Parlare della neve a Roma ci distoglie l’attenzione da quanto è invece meno piacevole. Le due pallate di neve finite dritte in testa a Di Francesco domenica scorsa. Il Milan ha espugnato l’Olimpico per 2-0. I giocatori giallorossi si sono gelati tutti d’un tratto e prima che nevicasse.

Nel post partita di Roma-Milan c’è stato un episodio che ancora nessun media ha rivelato. Lo staff della Roma era in forte preoccupazione perché non riusciva a trovare Edin Dzeko, non rientrato negli spogliatoi dopo il triplice fischio. Dopo alcune di ricerche e la forte preoccupazione per la sua scomparsa, l’attaccante bosniaco è stato finalmente trovato. Dzeko aveva fatto così poco movimento durante il match che era diventato un pupazzo di neve, piantato in mezzo al campo. C’è voluto molto tempo anche per rianimarlo.Inutili i tentativi di Monchi, che gli ha presentato due offerte di cessione, una per l’Inghilterra e l’altra per la Cina.

La sconfitta brucia e il tifoso giallorosso deve digerire una grossa amarezza. La Lazio è di nuovo terza e persino la rattoppata Inter ha scavalcato la compagine romanista. La lotta per la Champions e il ritorno contro lo Shakhtar dei brasiliani, ucraino per modo di dire, rimangono gli ultimi baluardi di una stagione complicata.

NO VAR – “Nessuno ancora sa esattamente come funziona. C’è ancora molta confusione”. Passando ad altro tema: queste sono le parole di Aleksander Ceferin sulla VAR. Il numero uno dell’Uefa ha annunciato che la Champions League non introdurrà la moviola in campo neanche l’anno prossimo. E la gente si stupisce persino di questa decisione. Errori a cascata, regole sull’utilizzo non rispettate e perdita di paternità delle decisioni di gioco assunte. E’ molto più chiara la legge elettorale con cui andremo a votare questa settimana. E quindi, almeno per l’anno prossimo, le uniche partite belle che vedremo saranno quelle della Champions League. 

FONTE     INSIDEROMA    Eduardo Barone

Laureus Awards, Totti: “Da Monchi tanto da imparare. Bravo Radja, la Roma non è un trampolino di lancio”

Il dirigente giallorosso: “Abbiamo strappato Monchi ai più grandi club, accanto a lui scruto ogni cosa. Il premio più bello è stata la carriera con un’unica maglia. Ho fatto tutto con amore”

Giornata intensa per Francesco Totti, che ha ricevuto un importante premio nell’ambito dei prestigiosi Laureus Sports Awards. Lo storico capitano giallorosso, dopo aver ringraziato tutti sul palco, è tornato a parlare ai microfoni di Sky Sport. Ecco le sue parole:

Che emozione è stata?
E’ stato inaspettato, non pensavo di vincerlo. Un riconoscimento internazionale che ho accettato a braccia aperte, sono riuscito in questi 25 anni a fare qualcosa di bello e importante.

 

Tra le motivazioni del premio il fatto di aver giocato sempre con la stessa maglia.
E’ il premio più importante questo, non aver cambiato squadra e cercato altrove. Indossare un’unica maglia, il desiderio realizzato. Tutto quello che ho fatto l’ho fatto con amore.

Come si soffre in tribuna?
Tantissimo, è diverso dallo stare in panchina e giocare durante la partita. Seduto lì hai un’altra testa ed è tutto più difficile. Durante la partita pensi a tante cose che vorresti farle ma purtroppo non puoi farle.

Prima hai risposto in maniera decisa alla possibilità di allenare.
No, no, no e no anche adesso, non è cambiato niente (ride, ndr).

Cosa le sta insegnando Monchi? Qual è il suo ruolo?
Da Monchi c’è solo da imparare. E’ uno dei ds più importanti d’Europa e la Roma è riuscita a strapparlo ad altre squadre molto più importanti. Affianco a lui vedo, scruto, ascolto, medito, io sono uno che guarda tutto. Piano piano sto capendo il ruolo principale che mi si addice. Quello che penso è che devo rimanere nel settore tecnico. Il campo, i giocatori, lo spogliatoio, è quello che conosco più di tutto quindi mi si addice quel ruolo. Non so se direttore tecnico, come volete voi. Ma la parte del campo sicuramente è quella più bella e più sentita.

Poi Totti, come riporta RMC Sport, ha parlato anche dopo aver ricevuto il premio.

“Grazie per questo premio. È un riconoscimento speciale che va oltre il calcio, più per la persona che per il calciatore che sono stato. L’addio? È stato tutto difficile già dal risveglio al mattino. Nel post-gara ho fatto un discorso difficile che ho preparato attorno ad un tavolo con mia moglie Ilary, un discorso sentito per i romani e i romanisti in quel momento, capace di riassumere 25 anni di storia. Mi sento di aiutare il prossimo e di mettermi comunque sempre a disposizione. È sempre stato un mio pregio quello di condividere tutti i miei pensieri, nella speranza di far passare quelli più importanti. L’Italia fuori dai Mondiali? Auspico sia un momento perché è una nazione troppo importante per il calcio. Dispiace a tutti non possa partecipare al più grande evento. Nainggolan? Sono contento che Radja possa parlare in maniera tanto ambiziosa. Ha cinque anni di contratto e cercheremo di portarlo più avanti possibile anche se le cose si fanno in due. È importante che dica di voler rimanere. La Roma non è un trampolino di lancio, ma un grande club nel quale è possibile vincere qualcosa di importante”.

FONTE     SKYSPORT

Totti: “Di Francesco resta fino alla fine”

 

C’è un pezzo di Roma che ancora strappa ovazioni. Francesco Totti, elegantissimo in smoking e accompagnato dalla moglie Ilary, ieri sera è stato uno dei più acclamati alla serata di gala a Montecarlo dove è stato premiato per i Laureus Sport Awards come nuovo ambasciatore. L’unico a superarlo, come applausometro è stato Federer eletto atleta dell’anno insieme a Serena Williams (“Ma lui a tennis è più bravo di come lo ero io a calcio”).

L’ex capitano (oggi dirigente) della Roma ha provato ad alzare il morale in un momento delicato: “Speravo non ci fossero queste difficoltà. Come si risolve questa situazione? Con una medicina sola, stando uniti e andando avanti con un unico obiettivo: arrivare il più lontano possibile in Champions e in campionato. Ma la cosa più importante è non ascoltare le voci dall’esterno. Alla Roma questi problemi escono sempre quando meno te lo aspetti ma sicuramente ci risolleveremo e faremo un grande finale di stagione. Allenare? No, penso ad altro”.

 

Sulla graticola è finito il suo amico Di Francesco: “Gli siamo vicini in tutto e per tutto. Lo sosteremo fino alla fine perché è un punto fermo della nostra società, cercherà di risollevare il gruppo. Venivamo da tre vittorie, c’è stato un piccolo passo falso in Champions e una sconfitta brutta con il Milan. Ma non è una situazione così critica. I gol arriveranno visto che abbiamo giocatori che hanno la capacità di farne tantissimi come Dzeko”.

A chi gli fa notare che Monchi è volato da Pallotta dice: “Parleranno di altre cose (il mercato della prossima stagione, ndr). Non penso parlino del futuro di Di Francesco”. L’unico argomento tabù resta Spalletti: “È un capitolo chiuso e non ci voglio più entrare. Se mi chiedete un pronostico per il derby di Milano però dico Inter”.

Nella corsa scudetto, invece, Totti tifa Napoli: “Sarebbe meglio, se lo rivince la Juve diventa monotono. Giusto che ogni 20 anni venga fuori una sorpresa. Il Mondiale invece lo vince il Brasile”. Ma è anche un Totti profondo: “Ho paura della vita. Ho paura del futuro. Mi manca mettere gli scarpini, giocare le partite. Tutto quello che è stata la mia vita in questi anni. Se Buffon vuole proseguire, ben venga: è giusto che giocatori di questo calibro vadano avanti. In Italia però quando hai 36-37 anni, diventi inutile…”.
FONTE         (F.Balzani)

La Roma nella bufera. Senza la Champions sarà nuova rivoluzione

Nelle stagioni passate Da­niele De Rossi spiegava come le colpe andavano suddivise “al 33% ciascuno tra allenato­re, squadra e società“. Poi, al solito, in genere ha paga­to l’allenatore, se è vero che nelle ultime 14 annate sono stati cambiati 14 tecnici, di cui 6 solo nelle 7 della ge­stione statunitense, ricorda Massimo Cecchini su “La Gazzetta dello Sport”. Il presidente Pallotta è molto arrabbiato e preoccupa­to per la netta flessione, ma l’impressione è che al momento non stia cercando capri espiatori in corsa, anche perché la zona Champions re­sta ad un passo, c’è un ritorno degli ottavi di Coppa contro lo Shakhtar ancora da giocare e, soprattutto, un d.s. come Mon­chi che ha piena fiducia in Eusebio Di Francesco. Nel suo viaggio in Usa per incon­trare Pallotta si parlerà anche del momento della squadra, ma lo scopo del blitz (tornerà giovedì) è solo quello di esami­nare un nuovo software di «scouting» su cui il presidente ha investito.

È ovvio che Di Francesco si senta sotto esame. La certezza di avere un futuro nella Roma può dargliela solo una co­sa: l’accesso alla prossima Champions, perché in caso contrario ci sarebbe una nuova rivoluzione. Era noto come l’allenatore volesse praticare un 4-­3-­3 aggressivo, mostrandosi spesso poco con­ vinto del passaggio al 4-­2-­3-­1 per cercare quei gol che man­cano rispetto alla scorsa sta­gione. Comunque non è mai stata questione d’integralismo, ma di caratteristiche dei gioca­tori a disposizione. Altro di­scorso è quello relativo alla condizione fisica, che pare da rivedere. Detto che i prodromi della crisi c’erano già prima della sosta inverna­le, è possibile che i giallorossi non siano tornati in forma e lo abbiano pagato con gli infortuni, nonostante si sus­surri che lo stesso Di Francesco – che ieri ha parlato col gruppo (insieme a Totti) senza toni apocalittici – non abbia forzato troppo proprio per evitare dan­ni. Postilla: pare comunque che a fine stagione Lippie e Nor­man, i due preparatori voluti dagli Usa, vadano via.

 

Adesso, pe­rò, i giallorossi vogliono compattarsi, e non è escluso che da giovedì la squadra vada in ritiro a Trigoria. Sono tanti i singoli stanno deludendo. Dai vecchi (Nainggolan, per il quale Di Francesco è tornato al 4­2­3­1) ai nuovi (Schick). Nella scorsa stagione Nainggolan aveva segnato 12 gol contro i 2 attuali, Schick 8 (1), Dzeko 29 (14), Strootman 3 (1), Pellegrini 7 (2), Defrel 12 (1). Insomma, mancano cin­quanta reti. Fa parlare an­che l’evaporazione di El Shaarawy nel novero delle scelte contro lo Shakhtar (in tribuna) e Milan (in panchi­na). Per l’allenatore l’attac­cante deve ritrovarsi, anche se lo sta penalizzando la solita fragilità caratteriale. Di sicuro gennaio ha spazzato via tante certezze.

FONTE     M. CECCHINI   GDS

Terapia di gruppo per capire la crisi. DiFra è blindato, rosa da rinnovare

di francesco

La domanda è sempre la stessa: “Cosa succede?” . Per risalire ai perché di una crisi, i vertici del club hanno cominciato ad indagare, scrivono Ferrazza e Pinci su “Repubblica“. La zona Champions che si allontana spaventa una società che non può permettersi di rinunciare agli introiti Uefa. E così è da un po’ che dentro Trigoria si è avviata una sorta di terapia-indagine, sia collettiva sia individuale, per risalire a cosa accade. Continui colloqui personali, affrontati da Di Francesco e dai dirigenti, con dall’altra parte i singoli giocatori, oppure tutto il gruppo insieme, perché la convinzione è che il problema sia mentale.

E così emerge che nei momenti di difficoltà la Roma smette di pensare da squadra, dimentica le cose spiegate dal tecnico e si rifugia in soluzioni individuali, infilandosi in una sorta di anarchia che fa perdere la bussola. Quando le cose non vanno bene, i giocatori abbandonano con la testa, inconsciamente, l’allenatore, che non è minimamente messo in discussione, né da Pallotta, né dalla dirigenza di Trigoria. Di Francesco continua a sentirsi tradito e deluso dai giocatori più rappresentativi (gli è andato incontro col cambio di modulo) che nei colloqui individuali si confrontano anche per quello che riguarda le questioni tattiche e l’atteggiamento in campo tenuto da alcuni compagni, che cercano più le soluzioni personali, piuttosto che pensare ai colleghi. La strada individuata per uscirne è quella di ritrovare le certezze, ricordandosi di ragionare da squadra anche nelle difficoltà. In attesa della rivoluzione che Monchi è intenzionato a fare dalla prossima estate. Ripartendo da Di Francesco, che resterà qualsiasi cosa accadrà, almeno per quanto riguarda la società.

FONTE    F. FERRAZZA  …PINCI

L’appello di tutti i romanisti: “Ridateci il vero Nainggolan”

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Appesantito, nel cuore e sulle gambe, poco sereno: così Radja non è più incisivo. L’Olimpico comincia a fischiarlo, Di Francesco è convinto sia un problema mentale

A vederlo senza cresta o senza treccine Radja Nainggolan sembra­va quello di quattro anni fa. Ma di quel ragazzo sbarcato dal Cagliari è rimasto ben poco: i figli sono aumentati, i cani in fami­glia anche, di tatuaggi neppure a parlarne, il fisico si è modifica­to, scrive Chiara Zucchelli su “La Gazzetta dello Sport“. Per­ché l’Alieno, co­me amava chia­marlo Spalletti, non sembra più quello di qual­che tempo fa: meno sorriden­te, appesantito nel corpo e nella testa. Di France­sco dice che è una questione mentale e che i dati d’allenamento e della partita dicono come sia in for­ma, ma a vederlo sul campo, Nainggolan pare un lontano parente di quel giocatore che, negli ultimi 4 anni, ha trascina­to la Roma con i suoi strappi, le sue accelerazioni e i suoi gol.

Per la prima volta dome­nica sera ha ricevuto qualche fi­schio. Era rimasto in campo no­nostante l’incisivo saltato, aveva dato il massimo perché è uno che non si risparmia e lo faceva pure quando la sua vita privata non era stata raccontata, da lui stesso, in diretta su Instagram, provocando un caso (con esclu­sione) da cui non sembra essersi ancora ripreso. È uno che vive e gioca con il cuore, ma adesso questo alla Roma e ai suoi tifosi non basta più. Spesso ar­riva in ritardo sul pallone, e tra i centrocampisti ha una media di chilometri per­corsi a partita (10,267) inferio­re a De Rossi, Strootman e Gonalons (che oggi torna in gruppo). È anche quello che ha preso più ammonizioni (5), ma al tempo stesso è anche quello che tira di più, con 30 conclusioni.

 

A farlo stare poco tranquillo c’è anche la si­tuazione con il Belgio: il c.t. Martinezlo tratta come uno dei tanti, i compagni invece spingono per la sua convoca­zione, come ammette Dém­belé del Tottenham: “Io sono uno di quelli più vicini a lui – ha detto a La Dernière Houre – e spero davvero che possa fare il Mondiale in Russia perché è un valore aggiunto per il grup­po. So che viene discusso spes­so per il suo carattere, ma è un giocatore importante“.

FONTE   C. ZUCCHELLI

Involuzione Roma: nella gestione americana mai così distante dalla vetta dopo 26 partite

I giallorossi sono a -19 dal Napoli dopo 2/3 del campionato: con un distacco simile dal primo posto la stagione si è sempre conclusa senza coppe e con il cambio di allenatore

 

Il Napoli supera in scioltezza il Cagliari alla Sardegna Arena e blinda la vetta con la decima vittoria consecutiva, salendo a quota 69 punti in 26 partite (2,65 di media a partita). Una situazione completamente opposta rispetto a quella che invece sta vivendo la Roma, ieri ko in casa contro il Milan. Prendendo in esame le ultime 13 partite, gli azzurri hanno vinto 11 match con 1 pareggio e 1 sconfitta, conquistando 34 punti su 39. Discorso simile per la Juve, che ha fatto gli stessi punti ma in 12 partite (da recuperare quella con l’Atalanta). A fare da contraltare i numeri della crisi della Roma post-derby: 19 punti in 13 partitecon appena 5 vittorie, arrivate tutte contro formazioni tra il decimo e ilventesimo posto, tre delle quali ora sarebbero retrocesse in Serie B.

ROMA USA: MAI COSÌ LONTANI DALLO SCUDETTO – La conseguenza di questi dati allarmanti è che la squadra di Di Francesco è arrivata aquota 50 punti (1,92 di media), ben 19 in meno del Napoli capolista. Una statistica impietosa: nei 7 anni di gestione americana è il distacco più grande fatto registrare dai giallorossi dalla prima posizione dopo 26 partite, quindi 2/3 di campionato. Per trovare un distacco simile bisogna tornare addirittura alla stagione 2012-13, quando i punti di ritardo dall’allora Juve capolista erano 18 e alla guida della Romac’erano stati Zeman e poi Andreazzoli. L’anno precedente, il 2011-12, alla 26esima giornata i giallorossi erano distanti invece 16 punti dal Milan e in panchina c’era Luis Enrique. Tra il 2013-14 e il 2016-17 le lunghezze in meno rispetto al primo posto sono state rispettivamente 8, 11, 8 e 7.

 

GIORNI DI UN FUTURO PASSATO – Numeri che segnano quindi un’involuzione e un ritorno ai primi due anni della gestione americana per quanto riguarda la differenza con la lotta scudetto. Il dato che inevitabilmente può preoccupare Di Francesco è che nel 2011-12 Luis Enrique non si qualificò per le coppe europee, finì al settimo posto e al termine della stagione diede l’addio alla Roma per aver sostanzialmente fallito nel suo progetto. L’anno successivo invece Zeman fu esonerato a febbraio e subentrò Andreazzoli: la stagione si concluse con la sconfitta in finale di Coppa Italia con la Lazio e la seconda stagione di fila fuori dalle coppe, oltre all’ennesimo cambio di allenatore con l’arrivo di Garcia. Due stagioni maledette, insomma. L’annata in corso difficilmente terminerà in maniera peggiore a livello di risultati sportivi, visto l’ottavo di finale di Champions e il quinto posto a -2 dal terzo, ma il passato(e il futuro) non fa di certo dormire sonni tranquilli all’allenatore abruzzese.

FONTE      F. LUCCA
di francesco

Roma senz’anima, ma adesso la società protegga Di Francesco

di francesco

 – Nel giochino delle responsabilità stavolta finisce allo spiedo anche l’allenatore perché la Roma non sta in piedi, non regge l’impatto psicologico con le sue responsabilità, non riesce a trovare alternative(né tecniche né dinamiche) al suo gioco quando trova squadre che chiudono bene le linee di passaggio, come ha fatto bene il Milan ieri per tutto il primo tempo, e quando cerca soluzioni d’emergenza aumenta solo il numero degli attaccanti in campo, il più delle volte liberando ulteriori spazi nevralgici, come ha sottolineato maliziosamente anche Gattuso a fine partita. E questi sono dati di fatto, non pareri. E la responsabilità principale non può che essere dell’allenatore, come Di Francesco stesso senza fare troppi giri di parole, e con l’umiltà che lo contraddistingue, ha riconosciuto nelle interviste finali. Ma se qualcuno pensa che la Roma risolverà i propri problemi mettendo in discussione il suo tecnico invece di guardare con maggior profondità ai motivi che ogni anno ci riportano alle stesse considerazioni farebbe un grosso errore.

L’allenatore indubbiamente adesso dovrà trovare le soluzioni per uscire da un’involuzione che alla vigilia delle sfide con Napoli, Torino e Shakhtar preoccupa parecchio. Ma in questi giorni, nelle chiacchierate che  faranno Monchi e Pallotta a Boston e in tutte le altre riflessioni interne, i dirigenti comincino a pensare a una progettazione diversa, senza rimettere nuovamente in discussione l’impianto generale, ma individuando da subito (e senza aspettare le offerte delle società che vorranno far la spesa a Trigoria) gli uomini da vendere e quelli da acquistare per rifondare una squadra che adesso appare priva di anima, amore, passione, amor proprio, professionalità, attaccamento. E una strada potrebbe essere proprio quella di dar maggior forza al tecnico, perché a maggio bisogna arrivare con lui e se uscisse indebolito da qualche dichiarazione pubblica passerebbe un messaggio devastante. La bella Roma che abbiamo visto molte volte in campo, l’ultima per 50 minuti in Ucraina, è opera sua. A lui tocca ora trovare le soluzioni. Alla società proteggerlo.

FONTE   IL ROMANISTA

Roma-Milan 0-2, le pagelle dei quotidiani. Si salva solo Alisson. Ninja irriconoscibile, Schick non va

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Altra sconfitta subita allo Stadio Olimpico, altra prestazione niente affatto convincente per la Roma di EusebioDi Francesco. Nel posticipo della domenica sera, i giallorossi sono stati battuti dal rinato Milan di Rino Gattuso. Cutrone e Calabria firmano lo 0-2 ed è di nuovo crisi nera in casa Roma, scivolata al quinto posto in classifica dietro Lazio e Inter e, soprattutto, fuori dalla zona Champions League. Tutta la squadra gioca male, malissimo. Ne esce indenne solo Alisson, come accade spesso purtroppo. Nainggolan irriconoscibile, il vecchio Ninja è un ricordo sbiadito. Male anche Strootman, un fantasma a centrocampo. Schick, che ha concesso un po’ di riposo a Edin Dzeko, non convince affatto e regala un’altra prestazione incolore.  

LA GAZZETTA DELLO SPORT (CECCHINI)

Alisson 6; Bruno Peres 5, Manolas 5, Fazio 5, Kolarov 5; Pellegrini 6, Strootman 5, Nainggolan 4.5; Cengiz Under 5.5, Schick 5, Perotti 6. Subentrati: Dzeko 5, Defrel 5, Gerson SV. Allenatore: Di Francesco 5.

CORRIERE DELLO SPORT (D’UBALDO)

Alisson 6; Bruno Peres 5, Manolas 4.5, Fazio 5, Kolarov 5; Pellegrini 5, Strootman 5.5, Nainggolan 4.5; Cengiz Under 5.5, Schick 5, Perotti 5. Subentrati: Dzeko 5, Defrel SV, Gerson SV. Allenatore: Di Francesco 4.5.

TUTTOSPORT (PASQUINO)

Alisson 6.5; Bruno Peres 5.5, Manolas 5, Fazio 6, Kolarov 5; Pellegrini 5.5, Strootman 6, Nainggolan 5; Cengiz Under 5, Schick 5.5, Perotti 5. Subentrati: Dzeko 5, Defrel SV, Gerson SV. Allenatore: Di Francesco 5.

IL TEMPO (AUSTINI)

Alisson 6; Bruno Peres 5.5, Manolas 4.5, Fazio 5.5, Kolarov 4.5; Pellegrini 5, Strootman 5, Nainggolan 4; Cengiz Under 5.5, Schick 5.5, Perotti 5. Subentrati: Dzeko 5, Defrel SV, Gerson SV. Allenatore: Di Francesco 4.

IL MESSAGGERO (ANGELONI)

Alisson 6.5; Bruno Peres 5.5, Manolas 5, Fazio 5, Kolarov 5; Pellegrini 5.5, Strootman 5.5, Nainggolan 5; Cengiz Under 5, Schick 5, Perotti 5.5. Subentrati: Dzeko 5, Defrel SV, Gerson SV. Allenatore: Di Francesco 5.

CORRIERE DELLA SERA (RAVELLI)

Alisson 6.5; Bruno Peres 4.5, Manolas 4.5, Fazio 5.5, Kolarov 5; Pellegrini 5.5, Strootman 5, Nainggolan 4.5; Cengiz Under 5.5, Schick 5.5, Perotti 5.5. Subentrati: Dzeko 5.5, Defrel SV, Gerson SV. Allenatore: Di Francesco 4.5.

IL GIORNALE (MALERBA)

Alisson 6.5; Bruno Peres 5.5, Manolas 5.5, Fazio 6, Kolarov 5.5; Pellegrini 5, Strootman 5.5, Nainggolan 4.5; Cengiz Under 5, Schick 5, Perotti 5. Subentrati: Dzeko 5, Defrel SV, Gerson SV. Allenatore: Di Francesco 5.

LEGGO (BUFFONI)

Alisson 6.5; Bruno Peres 5, Manolas 5, Fazio 5.5, Kolarov 5; Pellegrini 5, Strootman 5.5, Nainggolan 4.5; Cengiz Under 5.5, Schick 5, Perotti 5. Subentrati: Dzeko 5.5, Defrel SV, Gerson SV. Allenatore: Di Francesco 4.

Pallotta furioso: “Manca la grinta”

 Il presidente sta con Eusebio e critica i giocatori: “Siamo poco cattivi, è un blocco psicologico”

Jim Pallotta è infuriato. Ha seguito la partita contro il Milan da Boston e non ha digerito l’atteggiamento poco grintoso della sua squadra, scrive Gianluca Lengua su Il Messaggero.

FONTE              FORZAROMA.INFO

Senti Totti: “Certe volte vorrei entrare e giocare”

” L’attuale dirigente giallorosso nel pregara torna sulla sua nuova veste in giacca e cravatta….

Dice Francesco Totti: “Certe volte vorrei entrare e giocare”. Lo pensa lui, lo vorrebbero tutti i tifosi, soprattutto in serate gelide come quella di ieri, in cui solo una sua rapida inquadratura ha scaldato i 42mila presenti. Lo storico capitano della Roma nel prepartita parla a Mediaset, ormai da dirigente e non più da calciatore “anche se la cosa è ancora fresca, ma con i se e i ma si possono fare tante cose”. Come scrive Chiara Zucchelli su “La Gazzetta dello Sport”, Totti domani sarà a Montecarlo per gli Oscar dello Sport mentre il d.s. Monchi andrà, col capo dello scouting, Vallone, da Pallotta negli Usa per parlare dei sistemi informatici per la ricerca dei giocatori. Visto il momento della squadra, però, Monchi e Pallotta affronteranno anche tutti i problemi legati a Di Francesco e ai suoi calciatori.

FONTE   C. ZUCCHELLI

Gelo sull’Olimpico: dalla Champions al Milan, alla Roma restano i fischi

Per la squadra di Di Francesco quinta sconfitta casalinga: alla 26esima giornata non succedeva da vent’anni…

 

Siamo ai confini di una realtà che ciclicamente si ripete. “Tifiamo solo la maglia”, e ancora “venite sotto la curva” e poi, visto che sotto la Sud non ci si può più andare ecco “vi romperemo il c…”: che triste ritornello, il solito ritornello, la solita contestazione, la solita sconfitta casalinga. Lo stadio Olimpico è diventatonemico: cinque sconfitte casalinghe in campionato (sei stagionali considerando la Coppa Italia), tre k.o. nelle ultime quattro partite. Non accadeva, alla giornata numero 26, dalla stagione 1993-94.
Diceva Eusebio Di Francesco, dopo il ribaltone subito a Kharkiv, di sentirsitradito dai senatori della squadra. Contro il Milan, De Rossi e Dzeko sono rimasti in panchina: la figuraccia l’hanno fatta Strootman, Nainggolan (con o senza dente) e Kolarov, tra i peggiori in campo di una squadra che non sa più che cosa fare quando ha il pallone e pure quando deve rincorrere. Non appena si è alzato il livello degli avversari – Shakhtar Donetsk in Champions e Milan in campionato – sono arrivati quattro gol subiti che potevano essere più del doppio e una sensazione di una Roma in balia dell’avversario.
Senatori giù, ma pure i giovani. Perché Ünder e Pellegrini lasciano il campo per problemi fisici, alla caviglia il turco, al flessore l’italiano. Col passare dei minuti anche loro hanno perso la capacità incidere. Come gli altri, sommersi dalla reattività e dall’entusiasmo di due coetanei, Cutrone e Calabria. Loro, quando vanno a festeggiare sotto al settore ospiti, la pioggia neppure la sentono. Per gli altri, invece, nevica sull’Olimpico.

FONTE    C. ZUCCHELLI  D. STOPPINI

Totti, scatti e sorrisi con la famiglia sotto la neve –

Al risveglio di questo lunedì amaro per i colori giallorossi, l’emozione della neve ha comunque lenito le sofferenze di chi ieri si aspettava certamente un’altra Roma. Tra questi c’è Francesco Totti, che nel prepartita della sfida col Milan ha anche dichiarato ai microfoni di Premium Sport “certe volte vorrei entrare e giocare”. ‘Magari’, avranno pensato i tifosi romanisti, che hanno assistito al quinto K.O. stagionale all’Olimpico. Lo storico capitano e attuale dirigente, si è però consolato con il suo altro grande amore: la famiglia. Ilary stamattina ha pubblicato sul proprio profilo Instagram uno scatto che li ritrae insieme al cane e ai figli Cristian, Chanel e Isabel sotto la neve. Dopo qualche minuto, è arrivata anche la sua foto: “Nevicata romana”, ha commentato la Totti sul proprio profilo. Un’ottima soluzione per nascondere i problemi, nella speranza di un’immediata ripartenza.

FONTE  FORZAROMA.INFO

Schick, è il momento. DiFra: «È pronto. Voglio continuità»

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– Parola d’ordine: scrollarsi di dosso le malinconie ucraine. In vista del Milan, Di Francesco prova a ritrovare la Roma migliore, magari lanciando la staffetta tra Schick e Dzeko e rispolverando il 4-3-3. «È un periodo delicato, ma vogliamo mantenere il 3° posto. Schick? Nella logica delle 3 partite in settimana può giocare dall’inizio perché si è allenato con continuità. È più facile giochi lui o Dzeko che insieme. Il modulo? Si può tornare al 4-3-3. La capacità è avere la forza di fare due sistemi, e contro lo Shakhtar in certi momenti sarebbe stato l’ideale». I titoli di cosa sono su un ex come El Shaarawy. «Prima della Champions non l’ho visto mentalmente e fisicamente al top, ma sono convinto che tornerà un giocatore importante per noi». In panchina «prima» per Silva…

FONTE       LA GAZZETTA DELLO SPORT – CECCHINI